2017-04-05 12:00:00

Al via “Forgiamo”, progetto di formazione lavoro per i giovani


Nasce in Umbria, ma sarà da subito esportato anche in Veneto e in Sicilia, il progetto “Forgiamo. Riscopriamo i talenti”: un percorso di avviamento al lavoro della durata di 9 mesi – divisi tra una formazione trasversale e una specifica – che mira a fornire a 30 giovani fra i 16 e i 30 anni gli strumenti necessari a progettare la propria attività. I più meritevoli tra quelli selezionati in Umbria potranno, poi, creare la loro piccola società "startup" imprenditoriale. Il progetto è promosso dall’Anspi, associazione San Paolo Italia Oratori e Circoli, ed è sostenuto dalla diocesi di Perugia-Città della Pieve. Ce ne parla Roberta Barbi:

La sfida è chiara: imparare i lavori storici che fanno parte della tradizione artigianale italiana, per traghettarli, però, nel mercato di oggi, acquisendo, dunque, anche competenze trasversali come quella di redigere un business plan o di gestire le vendite on line. È questo l’obiettivo di “Forgiamo” il progetto di formazione che sta per essere avviato in tre Regioni italiane e che metterà in comunicazione i giovani che si affacciano al mercato del lavoro con le aziende del territorio, come spiega don Riccardo Pascolini, responsabile della Pastorale giovanile della diocesi di Perugia e del Coordinamento oratori umbri di Anspi:

“Il progetto cerca di entrare in un segno che la Chiesa vuole dare nel mondo del lavoro ai giovani. Quindi è un progetto che ha certamente il desiderio di produrre novità. Cerca di forgiare, creare, plasmare, costruire - partendo dai desideri e dalle competenze dei giovani - la possibilità lavorativa dei giovani. Quindi, cerca di creare fucine d’innovazione sociale e formare con metodi e strumenti nuovi un gruppo di giovani e prepararli al cambiamento”.

Il progetto opererà in tre contesti sociali – uno al Nord, uno al Centro e uno al Sud – tra loro molto diversi: si comincia dall’Umbria, in cui si avvale della collaborazione dell’Istituto nazionale di design, per sbarcare nel distretto industriale di Verona, dove la formazione si svolgerà nei campi della falegnameria e del riuso dei materiali; per finire, in Sicilia, ad Agrigento, con una maggiore attenzione al settore del tessile e del cucito. Denominatore comune è la ricostruzione della speranza anche attraverso la concretezza e la riscoperta delle proprie potenzialità, per combattere il fenomeno dei “neet”, i giovani che non studiano, non lavorano e neppure cercano, che nella sola Umbria sono il 19%. Secondo don Pascolini, impegnato anche nella preparazione del Sinodo del 2018 sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, il problema è che le nuove generazioni sono affette dall’infelicità; infelicità che, però, non è mai la verità. Ascoltiamolo:

“Il rischio è proprio di spegnere questo desiderio di speranza dei giovani e questa infelicità genera ancora infelicità. Invece l’infelicità non è l’ultima parola: la parola vera è la speranza che noi cerchiamo di vivere, che per noi ha un nome – è Gesù Cristo – passa dal rigenerare e generare la speranza. E questa speranza necessariamente vince l’infelicità. Per far questo c’è bisogno di concretezza, di obiettivi; c’è bisogno di strade, di un accompagnamento che libera i giovani dal pensiero comune e cerca di dar loro una prospettiva concreta, ma senza illusione”.

“Forgiamo” si fonda, quindi, sul trinomio vincente “giovani-Vangelo-lavoro” e mira a calare nella società attuale la necessità di seguire la propria vocazione per mettere a frutto i talenti che il Signore ci ha donato e, dunque, incidere cristianamente nella società anche attraverso la ricostruzione delle comunità, come ci ricorda l’Enciclica “Laborem exercens” di Giovanni Paolo II. Ma dunque, oggi, occuparsi di Pastorale giovanile significa anche occuparsi di lavoro? Ci risponde ancora don Pascolini:

“Credo che siamo chiamati a occuparci di tante cose. Vengo da nove anni, ormai, di esperienza in Pastorale giovanile e vedo che per quei giovani che abbiamo accompagnato prima nell’età adolescenziale e poi nel percorso universitario, adesso c’è bisogno proprio di accompagnarli anche in questo salto, che comunque definisce una parte di vita importante, perché li immette nel mondo degli adulti con una competenza, con delle decisioni e anche con delle definizioni importanti”.








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