2017-04-04 12:56:00

San Pietroburgo. Mons. Migliore: il dialogo vince sul terrorismo


La città russa di San Pietroburgo in lutto dopo l’attentato suicida nella metropolitana, che ha causato 14 morti e decine di feriti. Alla Russia va la solidarietà internazionale, mentre le indagini avrebbero portato all’identificazione del terrorista autore dell’attentato. Il servizio di Giancarlo La Vella:

Il kamikaze della metropolitana di San Pietroburgo è un cittadino russo di origine kirghisa dell’età di 22 anni. Sta ora all’intelligence stabilire motivazioni del gesto ed eventuali collegamenti dell’attentatore con gruppi terroristici esterni. Il presidente Putin, colpito per quanto è accaduto ha deposto fiori sul luogo dell'esplosione. Il capo della Casa Bianca Trump lo ha chiamato telefonicamente, esprimendogli il suo cordoglio e l’intenzione di combattere insieme il terrorismo. Il Consiglio di sicurezza Onu parla di vile atto terroristico. Da tutto il mondo sentimenti di vicinanza al popolo russo. Lo conferma il nunzio apostolico a Mosca, mons. Celestino Migliore:

R. - Anzitutto l’espressione di vicinanza umana e spirituale alle vittime e alla società intera che è sgomenta e poi un messaggio che vale per ognuna di queste tristi vicende nelle varie parti del mondo e cioè che l’espressione di condanna e ripudio di questo genere di barbara violenza si accompagna sempre, come vediamo anche nelle parole di Papa Francesco, ad un appello a non tralasciare nulla di intentato per superare e rimuovere le circostanze nelle quali essa matura.

D.  – La storia ci insegna che la violenza mai può essere vinta con altra violenza: qual è la risposta più efficace oggi al terrorismo?

R. – La Chiesa offre un contributo secondo le sue proprie modalità: cioè, favorisce anzitutto l’armonia e la collaborazione fra le sue diverse comunità per dire al mondo che la coesistenza pacifica tra le genti di diversa cultura, etnia e religione è possibile ed è produttiva. L’intesa e la collaborazione, e non le contrapposizioni violente, contribuiscono al bene comune dell’umanità. E la via della testimonianza e della persuasione è un cammino di lungo termine ma in definitiva è quello vincente.

D. – Alla luce delle tanti crisi internazionali in corso, la diplomazia oggi è chiamata a rivestire un ruolo fondamentale che è quello di far dialogare: come portare avanti questo obiettivo, anche con l’intento di isolare l’estremismo?

R. – Solo un lavoro di diagnosi conduce a terapie efficaci. Un primo e stimolante compito della diplomazia internazionale è quello di condurre diagnosi lucide, coraggiose e fuori da ogni contesto del politicamente corretto.








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