2017-04-03 15:21:00

Vescovo Assisi: lotta a discriminazioni non avalli teoria gender


In Umbria fa discutere la controversa proposta di legge 15 bis sull’omofobia che domani sarà votata dal Consiglio regionale. Ieri sera a Perugia diversi movimenti familiari hanno manifestato per dire NO ad un provvedimento a cui imputano di introdurre l’insegnamento della teoria gender nelle scuole, di esautorare il primato educativo delle famiglie e di istituire un osservatorio regionale che sanzionerebbe anche espressioni del pensiero ritenute discriminatorie. Il servizio di Marco Guerra:

La lotta alle discriminazioni e all’omofobia non può diventare un viatico per far diventare l’ideologia del gender una cultura comune. Sul dibattito in merito alle legge regionale sull’omofobia interviene anche il vescovo di Assisi e delegato della Conferenza episcopale umbra per la famiglia, mons. Domenico Sorrentino, che si rivolge a tutte le parti in causa:

R. – Io farei un appello a tutte le intelligenze responsabili ed oneste. Siamo tutti d’accordo sul fatto che la persona umana, in qualunque condizione, debba essere sempre rispettata ed accolta. E dunque è giusto che anche dal punto di vista legale si prendano le opportune misure, perché tutti siano rispettati e nessuno venga discriminato. E tuttavia, nel caso specifico di questa legge, sembra di leggere anche la volontà di far passare un’ideologia come quella gender, che tanti – uomini e donne – al di là della fede, non riusciamo assolutamente ad accettare: che si possa addirittura proporre nelle scuole, farla diventare una cultura comune. E restano poi il problema e il tema fondamentale della famiglia: è davvero singolare che, mentre l’Italia soffre come tanti altri Paesi d’Europa la grande crisi della famiglia e della natalità, ci si ponga con tanto puntiglio nel perseguimento di questa ideologia; mentre andrebbe posta ben altra attenzione al tema della famiglia, della sua promozione, della natalità e della sua promozione.

D. – Fermo restando che bisogna combattere qualsiasi tipo di insulto omofobico, forme di controllo sul pensiero e sulla libertà di opinione possono essere rischiose?

R. – Lì dove il libero dibattito, sempre pacato e rispettoso, è impedito, lì non c’è più democrazia. Noi facciamo appello a una democrazia reale, che consenta a tutti di esporre il proprio pensiero; naturalmente nelle forme rispettose, che mai cedano a forme violente e aggressive. Ma abbiamo il diritto, e come credenti e come uomini di pensiero libero, di continuare a fare le nostre distinzioni, a distinguere tra le persone e gli orientamenti e le pratiche: sono tre livelli diversi. La persona è la persona e merita sempre rispetto, in qualunque condizione. Gli orientamenti sono dei fatti che vanno presi come dei fatti. Le pratiche vanno anche sottoposte a un giudizio critico, etico. Quando viene a mancare questa possibilità di distinzione, di pensiero e di annuncio, la democrazia finisce negata.

D. – E poi c’è la questione anche della libertà educativa e del primato educativo della famiglia…

R. – Assolutamente. La scuola ha sempre una rilevanza sociale e pubblica a sostegno dell’attività della famiglia e non può sostituirsi ad essa.

D. – Ecco, quindi la Chiesa può agire sia per combattere ogni forma di discriminazione, per educare alla tolleranza e all’accoglienza, sia anche per affermare alcuni valori riguardo a quella che è l’importanza della famiglia naturale…

R. – Non può, ma deve: è una responsabilità che ci assumiamo come credenti. E non possiamo lasciarci in questo momento intimidire. Ritengo che sia senz’altro importante che ci facciamo vivi in questo dibattito, perché i legislatori tengano conto delle diverse posizioni in gioco e si facciano carico dei valori che dobbiamo tutti promuovere. La priorità educativa della famiglia; altro è il rispetto, il rispetto di tutte le persone in tutte le situazioni.

E ieri sera si è tenuta la manifestazione delle famiglie che hanno messo a fuoco gli aspetti che ritengono più problematici delle legge. Sentiamo uno degli organizzatori, l’avvocato Simone Pillon responsabile della sezione umbra e membro nazionale del Comitato difendiamo i nostri figli:

R. – Abbiamo avuto l’adesione anche di altre sigle, confessioni religiose, tra cui per esempio gli evangelici rumeni; abbiamo avuto contatti con il centro culturale islamico, con la realtà ortodossa; anche sigle laiche hanno voluto partecipare… Perché la preoccupazione è davvero trasversale: si sta anteponendo alla visione naturale della famiglia e dell’uomo una visione ideologica.

D. - Quali sono gli aspetti più controversi di questo provvedimento regionale?

R. - Intanto l’articolo 3 introduce, di fatto, l’indottrinamento obbligatorio sul tema del gender: dovranno essere sottoposti a questo tipo di indottrinamento tutti gli insegnanti di tutte le scuole di ordine e grado. E questo poi con l’intento di far passare poi agli studenti questo tipo di indottrinamento. Noi abbiamo presentato una proposta e cioè quella di fare un testo unico su tutte le discriminazioni. Invece questa legge ripete ossessivamente l’espressione “identità di genere”, la ripete più del numero degli articoli della legge stessa perché è evidente la volontà di fare passare un’ideologia e non di venire incontro a un serio problema di discriminazione.








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