2017-04-03 15:04:00

Mons. Zuppi: una visita importante quella del Papa a Carpi


E’ stata una visita importante, perché Francesco porta le periferie al centro. Così l’arcivescovo di Bologna, mons. Matteo Zuppi commenta la giornata di ieri del Papa a Carpi e Mirandola. L’intervista è di Antonella Palermo:

R. – La cittadina di Carpi arriva a 60-70 mila persone in tutto, per cui potrebbe essere considerata minore. In realtà, come tutte le sue scelte, Papa Francesco rende grande quello che sembra piccolo, rende centrale quello che sembra periferico. E’ andato lì perché le conseguenze del terremoto sono ancora così profonde, ma anche per invitare tutti quanti a non restare da soli nelle grotte: c’è speranza per chiunque. Ed è stato un messaggio di intelligente speranza, di una speranza che risponde a quelle domande che tante volte ormai accettiamo con rassegnazione, a cui sembra impossibile trovare una risposta. L’altra annotazione è questa: ieri c’erano moltissimi disabili. Anche questo, credo, ha reso la visita ancora più importante: perché è un messaggio rivolto a tutti, a chi ha subito la forza terribile del terremoto e a tutti quelli che hanno subito un terremoto in altri termini. È per tutti un invito alla speranza, ad alzarci,  a rispondere e fare nostra questa forza di amore che il Signore ci dona.

D. - Il Papa ha poi reso centrale anche l’estrema periferia di Mirandola, l’epicentro del sisma. Lì ha reso omaggio alle vittime del terremoto, ha invitato ad essere solerti nella ricostruzione. Ha indirizzato questo messaggio a tutti gli attori coinvolti, è stato un messaggio non solo un squisitamente spirituale ma proprio di incisività sociale, civile …

R. - Non c’è dubbio. Credo che questo messaggio non va soltanto sentirlo per le zone che sono colpite da fenomeni simili, pensiamo anche oggi alla sofferenza dei terremotati di Amatrice e di tutte quante le zone colpite recentemente. A mio parere è qualcosa che vale per tanti altri aspetti della vita comune, di questa casa comune che dobbiamo curare, tante volte, al contrario, aspettiamo,  rimandiamo, pensiamo che sia sempre compito di altri e quindi ci si richiude. È un messaggio di grande speranza, ma anche di grande responsabilità. Credo che  in questi momenti, in cui è facile piangersi addosso o cercare di conservare il poco che abbiamo, dobbiamo, invece, provare a guardare al futuro con speranza. Credo che siano parole che valgano un po’ per tutti gli aspetti della nostra vita comune.








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