Profonda preoccupazione è stata espressa dalla Chiesa in Nigeria in merito alle violenze subite dalla gente ad opera dei Fulani, popolazione nomade normalmente dedita alla pastorizia e al commercio. Secondo mons. Joseph Danlami Bagobiri, vescovo di Kafanchan, nello Stato del Southern Kaduna, nel nord del Paese, "la crisi persiste", perché è mal gestita sia dal governo statale sia da quello federale.
Situazione di insicurezza nella diocesi di Kafanchan e nel Southern Kaduna
Il presule - riporta l'Osservatore Romano - è intervenuto durante una visita compiuta
nell’area da una delegazione della Conferenza episcopale guidata mons. Ignatius Ayau
Kaigama, arcivescovo di Jos. I presuli hanno espresso la vicinanza di tutta la Chiesa
nei confronti della popolazione locale minacciata dai raid degli allevatori Fulani.
"È importante affermare pubblicamente - ha detto mons. Bagobiri - che la situazione
di insicurezza che viviamo nella diocesi di Kafanchan e nel Southern Kaduna non si
è fermata, nonostante la presenza degli agenti. Molti di noi sono delusi nel vedere
i nostri leader politici parteggiate e sostenere i fulani".
Al Paese servono unità ed equità
Il vescovo ha ricordato che il Southern Kaduna, dove
vive la maggioranza dei cristiani dell’area, è privo di progetti di sviluppo federali.
Nell’occasione, monsignor Kaigama ha anche rammentato che la Nigeria è un Paese "multietnico,
multireligioso e per sua natura complesso. Per questo i nostri politici non devono
promuovere gli interessi di alcun gruppo particolare, ma devono essere neutrali e
devono cercare il bene comune per promuovere l’unità e l’equità".
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