Credere in Gesù è prendere la vita così com’è e andare avanti con gioia, senza lamentele, senza lasciarsi paralizzare dal brutto peccato dell’accidia: è quanto ha detto il Papa nella Messa del mattino a Casa Santa Marta. Il servizio di Sergio Centofanti:
Al centro dell’omelia del Papa, il Vangelo odierno del paralitico guarito da Gesù. Un uomo malato da 38 anni, giaceva ai bordi di una piscina a Gerusalemme, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali c’erano un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si diceva che, quando scendeva un angelo e agitava le acque, i primi che s’immergevano venivano guariti. Gesù, vedendo quest’uomo, gli dice: “Vuoi guarire?”:
“E’ bello, Gesù sempre dice questo a noi: Vuoi guarire? Vuoi essere felice? Vuoi migliorare la tua vita? Vuoi essere pieno dello Spirito Santo? Vuoi guarire?’, quella parola di Gesù… Tutti gli altri che erano lì, infermi, ciechi, zoppi, paralitici avrebbero detto: ‘Sì, Signore, sì!’. Ma questo è un uomo strano, gli rispose, a Gesù: ‘Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita mentre infatti sto per andarvi un altro scende prima di me’. La risposta è una lamentela: ‘Ma guarda, Signore, quanto brutta, quanto ingiusta è stata la vita con me. Tutti gli altri possono andare e guarire e io da 38 anni che cerco ma’…”.
Quest’uomo – osserva il Papa - era come l’albero piantato lungo i corsi d'acqua, di cui parla il primo Salmo, “ma aveva le radici secche” e “quelle radici non arrivavano all’acqua, non poteva prendere la salute dall’acqua”:
“Questo si capisce dall’atteggiamento, dalle lamentele e anche sempre cercando di dare la colpa all’altro: ‘Ma sono gli altri che vanno prima di me, io sono un poveraccio qui da 38 anni…’. Questo è un brutto peccato, il peccato dell’accidia. Quest’uomo era malato non tanto dalla paralisi ma dalla accidia, che è peggio di avere il cuore tiepido, peggio ancora. E’ vivere ma perché vivo e non avere voglia di andare avanti, non avere voglia di fare qualcosa nella vita, aver perso la memoria della gioia. Quest’uomo neppure di nome conosceva la gioia, l’aveva persa. Questo è il peccato. E’ una malattia brutta: ‘Ma sono comodo così, mi sono abituato… Ma la vita è stata ingiusta con me…’. E si vede il risentimento, l’amarezza di quel cuore”.
Gesù non lo rimprovera, ma gli dice: “Alzati, prendi la tua barella e cammina”. Il paralitico guarisce, ma poiché era sabato, i dottori della Legge gli dicono che non gli è lecito portare la barella e gli chiedono chi l’abbia guarito in questo giorno: “Va contro il codice, non è di Dio quell’uomo”. Il paralitico - nota il Papa - non aveva neanche detto grazie a Gesù, non gli aveva chiesto nemmeno il nome: “Si è alzato con quell’accidia” che fa “vivere perché è gratis l’ossigeno”, fa “vivere sempre guardando gli altri che sono più felici di me” e si è “nella tristezza”, si dimentica la gioia. “L’accidia - spiega il Papa - è un peccato che paralizza, ci fa paralitici. Non ci lascia camminare. Anche oggi il Signore guarda ognuno di noi, tutti abbiamo peccati, tutti siamo peccatori ma guardando questo peccato” ci dice: “Alzati”:
“Oggi il Signore a ognuno di noi dice: ‘Alzati, prendi la tua vita come sia, bella, brutta come sia, prendila e vai avanti. Non avere paura, vai avanti con la tua barella’ – ‘Ma Signore, non è l’ultimo modello…’. Ma vai avanti! Con quella barella brutta, forse, ma vai avanti! E’ la tua vita, è la tua gioia. ‘Vuoi guarire?’, prima domanda che oggi ci fa il Signore? ‘Sì, Signore’ – ‘Alzati’. E nell’antifona all’inizio della Messa c’era quell’inizio tanto bello: ‘Voi che avete sete venite alle acque - sono acque gratis, non a pagamento - Voi dissetatevi con gioia’. E se noi diciamo al Signore ‘Sì, voglio guarire. Sì, Signore, aiutami che voglio alzarmi’, sapremo com’è la gioia della salvezza”.
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