2017-03-24 12:22:00

Noemi Di Segni: Europa sia uno spazio di persone con valori comuni


Il 25 marzo del '57 venivano firmati a Roma i Trattati istitutivi della Cee, Comunità economica europea, e dell'Euratom, Comunità europea dell'energia atomica. Dell'attualità dei Trattati, cuore pulsante dell'Europa costituita, parla al microfono di Francesca Di Folco la presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni:

R. - Credo che l’obiettivo oggi debba essere di nuovo posto sui Trattati, ma soprattutto c’è questa cornice valoriale che è mancata, ci si è concentrati molto sulle singole politiche, sulle singole aree e settori: è chiaro che è stata fatta una costruzione incredibile senza la quale oggi credo nessuno potrebbe vivere. Diamo per scontato questo spazio europeo, ci sembra già molto ovvio. Ma uno sforzo va fatto proprio per salvaguardare questi multi-settori e multi-contenuti sviluppati, e l’unica garanzia che si può avere è attraverso una cornice ben salda e forte di valori che uniscono le persone, ancor prima che gli Stati che vivono all’interno di questo spazio europeo che non è solo economico: uno spazio di persone che credono in determinati valori.

D. – Crescita delle forze xenofobe con l’incertezza delle elezioni in Francia e in Germania. La situazione geopolitica internazionale è dettata sia dall’elezione del presidente statunitense che dall’incognita Brexit. La rigidità di alcuni Paesi dell’Europa centrorientale nell’accettare il ricollocamento dei richiedenti asilo da Grecia e Italia: davvero impegnative le sfide che il Vecchio Continente deve affrontare …

R. – Questo è un punto delicatissimo. La questione, oggi, è il confronto tra forze esterne che premono minacciando l’Europa con culture che non conosciamo o che non vogliamo riconoscere, e quello che accade internamente, e crediamo che affidandoci a forze estreme e ai populismi si arrivi a una difesa contro ciò che arriva dall’esterno, mentre nel frattempo all’interno si generano culture totalmente radicali, di razzismi e di odi, contro i quali nessuno più è in grado di difendere nessuno. Quindi questo affidarsi a gruppi estremi si esplicita alla fine anziché in una maggiore integrazione, in una disintegrazione illogica, che non porterà ad una maggiore crescita nel medio e lungo termine.

D. – Lo scorso 6 maggio, al vertice di Versailles tra Germania, Francia, Italia e Spagna i leader dei quattro più grandi Paesi dell’Ue hanno riconosciuto la possibilità che alcuni Stati membri possano andare avanti più rapidamente nel processo di integrazione con la procedura di cooperazione forzata. Questo permetterebbe ad almeno nove Paesi dell’Ue di intraprendere un’azione di governo più stretta all’interno delle strutture della stessa Europa, ma senza il coinvolgimento di tutti gli altri Stati membri, aprendo di fatto la strada a un’Europa a due velocità. E’ una via realmente percorribile?

R. – E’ chiaro che dal momento che si è in quasi 30 Paesi, non tutti camminano alla stessa velocità, non tutti hanno la stessa mentalità, non tutti hanno la stessa cultura di governo e solidità e stabilità. Quindi pensare che 30 entità diverse possano, con il medesimo rigore, gestire una realtà comune è un’illusione. Quindi il punto critico è trovare il punto d’equilibrio tra un realismo e la comune volontà di crescere insieme. Nelle grandi famiglie c’è sempre chi è più forte e chi è più debole, chi ha più competenze di un tipo e chi di un altro. Questo non vuol dire escludere i più deboli. Il punto critico è lavorare su meccanismi che consentano a chi è più debole di crescere. Quindi vuol dire una lotta all’evasione, alla corruzione, a fenomeni di emarginazione …

D. – 60 anni di storia vissuti nella promozione degli interessi comuni, nella salvaguardia del diritto e nel rispetto delle diversità. Fuoriuscire dall’Unione suona come una provocazione. Sarebbe invece auspicabile un maggiore impegno dei leader per un rinnovamento capace di rendere più incisive le politiche dell’Unione …

R. – L’idea è conoscere o riconoscere gli altri, e riuscire assieme a condividere valori, cercare di vivere assieme in uno spazio nel quale si possa essere arricchiti dalle differenze, arricchiti dalla cultura degli altri. Quindi credo che il nostro ruolo sia di sviluppare una realtà che consenta questo confronto e non lo vieti.








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