2017-03-24 14:16:00

Cantalamessa: la morte per il credente è rinascita a vita nuova


Stamattina terza predica di Quaresima al Papa e alla Curia Romana, di padre Raniero Cantalamessa, nella Cappella Redemptoris Mater in Vaticano. Il modo con cui lo Spirito Santo illumina il mistero pasquale della morte di Cristo, al centro della meditazione di oggi, dalla quale il predicatore della Casa pontificia ha tratto il significato anche della vita e della morte di ciascuno di noi Il servizio di Gabriella Ceraso:

Il mistero pasquale della morte e risurrezione di Cristo è l’unica risposta al senso della vita e alla domanda se la morte sia o no la fine di tutto. Da questa consapevolezza padre Raniero Cantalamessa sviluppa la sua meditazione. Premesso che, dice, fu dallo Spirito Santo che Gesù ricevette l’impulso ad offrirsi in sacrificio e ricevette la forza durante la Passione, e premesso che lo Spirito Santo che Gesù ebbe in dono nel battesimo poi lo donò al momento della morte, tale mistero va celebrato comprendendone pienamente il significato per ciascuno noi. Dunque, quale è il cambiamento operato da Cristo nei confronti della morte si chiede padre Raniero?:

“Il fattore decisivo è collocato al momento della morte di Cristo: ‘Egli è morto per tutti’ ( 2 Cor 5,15). Ma cosa è avvenuto di tanto decisivo nella morte di quest'uomo da cambiare il volto stesso della morte? Potremmo rappresentarcelo quasi visivamente Gesù è sceso nella tomba, ma ne è uscito dalla parete opposta. Non è tornato indietro per dove era entrato, come Lazzaro che deve però tornare a morire. No, egli ha aperto una breccia sul versante opposto per la quale tutti quelli che credono in lui possono seguirlo. Scrive sant’Agostino: ‘Attraverso la passione, Cristo passa dalla morte alla vita e apre così a noi che crediamo nella sua risurrezione, per passare anche noi dalla morte alla vita’”.

La morte, spiega ancora padre Cantalamessa, che nei secoli filosofi, poeti e altre religioni hanno letto o come una sospensione, o come un falso problema o come il nulla che ci ha generati e a cui torniamo, o ancora come un ostacolo superabile grazie alla sopravvivenza nei figli, nella famao addirittura nella reincarnazione, è diventata con Cristo un “passaggio a ciò che non passa” e la spiegazione profonda di questa lettura sta nell’”amore”:

“La realtà del mistero forse è altrove. Non è tanto in quello che Gesù è venuto a togliere, a distruggere – il pungolo della morte – ma in quello che è venuto a mettere nell’umanità: l’amore di Dio. L’uomo si era alienato da Dio, aveva voltato le spalle a Dio; Gesù incarnandosi porta l’amore di Dio nel più profondo dell’uomo, dove l’uomo si era rannicchiato. Per cui, quando una persona adesso arriva a quel punto, cosciente o no, ci trova l’amore di Dio che lo aspetta”.

“Non è cambiata”, sono ancora le parole di padre Raniero, la “necessità di entrare nella tomba”, cioè di morire, ma “viene data all’uomo la possibilità di uscirne, aggrappati al Risorto”. Ed è questo che spiega l’atteggiamento del credente di fronte alla morte, “simile agli altri, ma anche diverso”, fatto di “tristezza e paura” per l’abisso, ma anche di speranza. Morire è dunque per un credente rinascere: è un” battesimo” dice padre Raniero ed è un errore pensare che il cristianesimo si faccia strada con la paura della morte, esso è invece fatto per “togliere” questa paura. Per questo conclude il predicatore, più efficace che meditare sulla nostra morte è farlo sulla “passione e morte di Gesù” edè raccomandabile farlo in Quaresima:

“Questa è una meditazione fatta per commuovere, non per affliggere, perché alla fine l’esclamazione più spontanea è quella di Paolo: ‘Mi ama, mi ha amato e ha dato se stesso per me. Mi ha dato fino a questo punto: ha dato se stesso per me’”.








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