“Una sfida immensa che richiede una risposta proporzionata”. Così l’arcivescovo Bernardito Auza, Osservatore permanente della Santa Sede, si è espresso ieri sulla tratta nell’ambito di un dibattito aperto tenutosi presso il Consiglio di Sicurezza Onu di New York. Gli Stati – ha aggiunto - non contribuiscano al traffico illegale di armi, ma lo contrastino con forza perché favorisce i conflitti e conseguentemente la piaga del traffico illegale di persone.
Consiglio Sicurezza Onu adotti ruolo più decisivo contro tratta
Ferma la condanna della “facilità” con cui le armi, anche di distruzione di massa,
finiscono nelle mani dei terroristi, favorendo e prolungando conflitti violenti che
rendono le persone esposte ai trafficanti. Da qui il forte appello ad intensificare
il ricorso a trattati e leggi relativi al contrasto dello smercio di armi. “Il Consiglio
di sicurezza Onu – è stato il monito – adotti un ruolo più decisivo nella lotta contro
la piaga della tratta, prevenendo e ponendo fine ai conflitti armati e favorendo il
consolidamento della pace e dello sviluppo.
Ricordato dramma cristiani, yazidi e minoranze religiose in Iraq
Il pensiero di mons. Auza è andato alle “comunità cristiane, agli Yazidi e alle minoranze
etniche e religiose che nella zona dell’antica Mesopotamia, sono state ridotte in
schiavitù, vendute, uccise, sottoposte ad ogni forma di umiliazione”. “L’apparente
mancanza di seri sforzi per assicurare alla giustizia gli autori di tali atti di genocidio
e violazioni di diritti umani e del diritto internazionale – ha osservato l’Osservatore
Permanente della Santa Sede all’Onu – lascia molte perplessità e ci si chiede quante
altre atrocità dovranno essere tollerate prima che le vittime possano ottenere soccorso,
protezione e giustizia”.
Migranti senza documenti e “irregolari” sono i più vulnerabili
Rimarcando il carattere prioritario dato al contrasto della tratta dal pontificato
di Papa Francesco, mons. Auza ha quindi messo in luce l’evidente connessione tra questa
“atroce piaga” e l’estrema povertà, il sottosviluppo, l’esclusione sociale, il mancato
accesso all’istruzione e al mondo del lavoro. I trafficanti di persone, i terroristi,
i gruppi armati e le reti transnazionali di criminalità organizzata trovano terreno
fertile nelle “persone più vulnerabili, in fuga da privazioni economiche, guerre o
disastri naturali”. Vulnerabilità aggravata dalla criminalizzazione di quei migranti
privi di documenti e definiti “irregolari”. (A cura di Paolo Ondarza)
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