2017-03-15 20:31:00

Turchia, mons. Bizzeti: che si riprenda il dialogo paziente


"E’ un tempo, questo, in cui si è molto reattivi, sia in Medio Oriente, sia in Ue che negli Usa. C’è un clima esasperato e le tensioni, che stanno crescendo da alcuni anni, sono generate da motivi in parte fittizi, in parte reali e forse sottovalutati negli anni scorsi. Le difficoltà nelle infinite trattative tra Turchia e Ue sono il segnale che qualcosa non sta funzionando, dall’una e dall’altra parte. Del resto la politica di alcune nazioni europee negli ultimi anni è stata molto contraddittoria, e poi ci sono fatti occasionali che rappresentano la miccia che accende delle polveri già presenti. Se poi allarghiamo lo sguardo alla Siria, a sei anni dall’inizio del conflitto, è veramente incomprensibile ciò che sta accadendo per le persone di questa parte di mondo. Questa guerra è uno scandalo. Non si capisce perché l’Ue sia così incapace di dire una parola forte, insomma c’è molto disorientamento". S. E. Mons. Paolo Bizzeti, vescovo di Anatolia, commenta ai nostri microfoni la crisi politica senza precedenti tra Turchia e Olanda, che rischia di contagiare il cuore dell'Europa. 

Insomma, tutti gli attori in gioco hanno esagerato i toni? "Sì, uno forse dice anche qualcosa di troppo ma bisogna capire le radici di queste tensioni", spiega il presule. "Ovunque si registra la crescita dell’islamofobia, così come in altre parti del mondo cresce la cristianofobia. Sembra che chi vuole ottenere attenzione debba assumere necessariamente posizioni estremiste e populiste che ci stanno portando nel baratro. Dovunque sembra esserci un clima di grossolanità nell’affrontare i problemi, evidentemente ciò fa leva su dei disagi da parte degli elettori. La ricerca di consensi inquina laddove si era abituati normalmente a scambi diplomatici con un certo savoir faire; adesso non si fanno le opportune distinzioni rievocando fatti del passato, si induce la gente a immaginare scenari apocalittici per il futuro, quando sappiamo, per esempio, che più di tre milioni di turchi si sono integrati in Germania e non hanno dato mai prova di essere degli estremisti. Dall’altra parte c’è sì sfiducia verso alcuni governi europei. Bisogna riprendere la strada del dialogo paziente".

Come sta vivendo questa crisi il popolo turco, al di là delle dichiarazioni di Erdogan, delle accuse e delle contro accuse? "Io credo che in Europa ci sia molta ignoranza su quello che avviene qua. Tutti sono preoccupati, la gente in Turchia si sente non capita, negli ultimi anni è maturata una mancanza di conoscenza e di comprensione su ciò che avviene in Medio Oriente. Si sono fatti discorsi massimalisti che non danno ragione della complessità della situazione e anche degli sforzi dello stesso governo della Turchia che ha cercato di adeguarsi a molte delle richieste dell’Europa. Certo, sono processi lunghi".

Quanto è compromesso definitivamente il processo di inclusione europea della Turchia? "Come si è risolta la crisi tra la Turchia e la Russia spero che si possa risolvere anche questa crisi con l’Olanda. Non è successo in fondo nulla di così drammatico, bisogna ascoltare le ragioni dell’uno e dell’altro. Spero che non si interrompano le trattative di inclusione, la Turchia è un paese troppo importante per l’Ue. Forse però bisogna ripensarne l’impostazione". 








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