“Un esempio riprovevole di imperialismo culturale occidentale, che tenta di imporre ad altre nazioni e ad altri popoli valori fittizi e che si pretendono canadesi”: con queste parole mons. Douglas Crosby, vescovo di Hamilton e presidente della Conferenza episcopale del Canada definisce, in una lettera indirizzata al primo ministro Justin Trudeau, la decisione del governo di riservare parte dei finanziamenti destinati alla salute e ai diritti sessuali e riproduttivi nei Paesi in via di sviluppo per eliminare gli "ostacoli giudiziari e legali" a tali diritti. Come riferisce la stampa locale, l'investimento di 650 milioni di dollari per la salute sessuale e riproduttiva nei Paesi in via di sviluppo é stato annunciato in occasione della Giornata internazionale della donna, ma mons. Crosby ha criticato quanto precisato da un portavoce del governo: "ostacoli" ai diritti sessuali e riproduttivi sono anche le leggi antiabortiste, dunque da abrogare.
Una misura contraria all’etica che esige
la protezione dei più vulnerabili
In questo modo, per mons. Crosby, si sfrutterebbero le donne quando hanno maggior
bisogno di assistenza e di sostegno e si sovvertirebbe tragicamente l’assistenza sanitaria
prenatale. Secondo il presidente della Conferenza episcopale, queste scelte politiche
annullano i lodevoli sforzi del Paese “per accogliere i rifugiati ed offrire protezione
ai senza tetto nel nostro mondo, perché le vite umane dei più giovani saranno così
eliminate e gli esseri umani più vulnerabili scartati come tessuti umani indesiderabili”
. “La vostra politica e la vostra visione, contrarie all’etica fondamentale, che esige
che si proteggano i più vulnerabili e che si aiutino i più deboli – scrive mons. Crosby
– contrasta con i principi ai quali aderisce spontaneamente la maggioranza della popolazione
mondiale e che la Chiesa cattolica ha sempre difeso: la tutela e la protezione della
vita umana dal concepimento alla morte naturale”. (A cura di Tiziana Campisi)
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