“L’obiettivo di Lutero, quando 500 anni fa pubblicò le sue 95 tesi, era quello di risvegliare la cristianità ad un’esigenza di serietà e profondità. Quindi, un richiamo alla conversione, che non costituisce semplicemente un momento della vita cristiana ma la definisce nella sua totalità. In questa prospettiva, il cristiano è colui che quotidianamente, momento per momento, si converte a Dio nell’incontro con Gesù Cristo”. A spiegarlo, nell’anno in cui si celebra con varie iniziative, anche nel mondo cattolico, il quinto centenario della Riforma protestante, è mons. Franco Buzzi, prefetto della Biblioteca Ambrosiana di Milano, tra i fondatori dell’Accademia di studi luterani in Italia (Asli), tra i maggiori esperti italiani della stagione della Riforma.
Lutero non voleva dividere
“Se è vero che, a partire dal gesto di Lutero, si
è generata una contrapposizione, una frattura fra cattolici e protestanti, che è durata
cinque secoli, il suo intento non era dividere la Chiesa ma riportarla alla purezza
dell’Evangelo. E’ indubbio che la predicazione delle indulgenze che avveniva
alla sua epoca dava l’idea di una mercificazione della salvezza. Allora,
contro l’idea che l’uomo sia in grado solo con le sue opere, le sue forze, o addirittura
i suoi soldi, di ottenere la salvezza, Lutero intervenne a riaffermare che la salvezza
ci viene portata da Cristo e possiamo ottenerla solo aderendo a lui con fede. Perché
il dono che la Scrittura ci fa quando ci parla nella predicazione è la grazia di aderire
alla Parola annunciata”.
Le cause politiche della divisione
La ferita che porta alla nascita della Riforma protestante
ha, secondo mons. Buzzi, altre cause storiche. “Alla base della divisione ci fu un’incomprensione
crescente che non consentì alle due parti di avvicinarsi in maniera sensibile. Nella
sua Lettera a Leone X, Lutero parla della libertà del cristiano e mostra una spiritualità
molto vicina ai grandi autori cristiani come S. Francesco o Sant’Ignazio, Santa Teresa
d’Avila o S. Giovanni della croce. Esprime quel mistero cristiano della partecipazione
ascetica alla vita di Cristo che tutti i grandi mistici hanno descritto, prima e dopo
la Riforma. Anche in Lutero c’erano perciò degli spunti che avrebbero dovuto
essere valorizzati. Ma la cosa non accadde – spiega il prof. Buzzi – perché erano
in gioco grandi interessi, anche politici, da una parte e dall’altra. Il
fenomeno Lutero, infatti, si concretizza all’interno di una Germania che era caratterizzata
allora da piccoli poteri, potestà, principati, ducati, che facevano fatica ad accordarsi
fra di loro, ma sentivano insieme l’esigenza di liberarsi dai pesi monetari ed economici,
cioè le tasse che dovevano pagare alla Chiesa di Roma. E da lì nasce l’idea di costituire
una Chiesa, relativamente indipendente”.
Il viaggio del Papa in Svezia
“Il viaggio di Papa Francesco in Svezia dello scorso
ottobre, su invito della Federazione luterana mondiale, per la commemorazione comune
della Riforma, rappresenta la seconda tappa di un percorso iniziato con la
Prima dichiarazione congiunta cattolico-luterana del 31 ottobre 1999, firmata da Augusta”,
commenta Buzzi. “Lì si affermava che luterani e cattolici sono uniti dalla professione
della stessa fede in Cristo e ne conseguiva la necessità di operare insieme in Cristo.
Da qui, il viaggio di Francesco a Lund, per portare alla luce che i luterani non sostengono
una fede che prescinde dalle opere”. “Lutero era convinto che la fede fosse una realtà
viva, operosa e dunque se da essa non nascono opere essa non è più fede. Dunque, affermare
insieme – com’è stato fatto a Lund – che cattolici e luterani debbono rendere testimonianza
comune a Cristo in tutte le opere che scaturiscono dalla fede dei credenti, è il secondo
passo di unione di un cammino già intrapreso”.
Continuità ecumenica
“I gesti ecumenici di Francesco s’inseriscono in un
cammino già iniziato dai suoi predecessori, un cammino che definirei almeno secolare.
Le dichiarazioni del magistero si sono inserite in un tessuto condiviso di
studi e ricerca e nel contesto di un popolo che dalla base ha sempre voluto un’unione
più profonda e reciproca”. “Noi cattolici – conclude mons. Buzzi – siamo
chiamati quest’anno a celebrare insieme ai luterani questo 500°, riconoscendo questa
unione più profonda che già da adesso ci lega: il battesimo comune che ci rende tutti
partecipi dell’identica Chiesa, anche se a livelli diversi. E’ indiscutibile, infatti,
che chi è battezzato sia membro del corpo vivo di Cristo e quindi parte della Chiesa”.
All the contents on this site are copyrighted ©. |