L’effettivo riconoscimento della libertà religiosa quale primo e più importante fra i diritti umani fondamentali è la chiave per affrontare la crisi in cui è precipitato oggi il mondo, segnato da nuove persecuzioni religiose che vedono i cristiani tra le prime vittime. Così mons. Ivan Jurkovič, Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra, intervenuto ieri all’apertura di un incontro di alto livello sul tema “Rispetto reciproco e coesistenza pacifica condizione della pace interreligiosa e della stabilità: sostenere cristiani e altre comunità”
Difendere la dimensione pubblica della libertà religiosa
“Nonostante i numerosi sforzi per promuovere e rafforzare la libertà religiosa – ha
detto l’arcivescovo – stiamo di fatto assistendo a un continuo peggioramento, se non
a un vero e proprio attacco contro questo diritto inalienabile in diverse parti del
mondo”. Una libertà – ha puntualizzato - che ha una rilevanza pubblica, perché la
scelta di una fede incide “ad ogni livello della vita sociale e politica”, tanto più
oggi che “la religione ha assunto una rinnovata importanza a causa dei complessi rapporti
tra le scelte personali di fede di ciascuno e la loro espressione pubblica”.
Reagire alle violenze contro i cristiani e le altre comunità religiose
Proprio per queste implicazioni - ha rimarcato l’Osservatore permanente - tale scelta
“deve essere libera da vincoli e costrizioni” e va tutelata dalle autorità pubbliche.
In questo senso, la grande attenzione puntata oggi contro responsabili delle violazioni
dei diritti umani fanno ben sperare che la comunità internazionale reagirà all’inaudita
violenza contro i cristiani e le altre comunità religiose e che essa non sia caduta
in quella “globalizzazione dell’indifferenza” tante volte denunciata da Papa Francesco.
Cristiani oggi perseguitati più che nei primi secoli del cristianesimo
Dopo essersi soffermato in particolare sulle persecuzioni dei cristiani in Medio Oriente,
peggiori – ha detto - di quelle subite nei primi secoli del cristianesimo, mons. Jurkovič
ha insistito sulla dimensione pubblica della libertà religiosa che non può essere
ridotta a mero fatto individuale o al solo culto, perché per la sua stessa natura
trascende “la sfera privata degli individui e delle famiglie”. Le varie tradizioni
religiose, infatti, “servono la società innanzitutto con il messaggio che proclamano”,
con il loro invito alla conversione, alla riconciliazione, al sacrificio per il bene
comune, alla compassione per i bisognosi.
Le religioni un alleato prezioso nella difesa della dignità umana
In un mondo “dove convinzioni deboli abbassano anche il livello etico” e sempre più
soggetto alla "globalizzazione del paradigma tecnocratico", che cerca di “eliminare
tutte le differenze e le tradizioni in una ricerca superficiale di unità”, ha detto
in conclusione il rappresentante della Santa Sede, le religioni “hanno il diritto
e il dovere di dire apertamente che è possibile costruire una società in cui un sano
pluralismo che rispetta le differenze e le valorizza come tali è un alleato prezioso
nell’impegno a difendere la dignità umana e una via per la pace nel nostro mondo”
(A cura di Lisa Zengarini)
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