2017-03-01 13:22:00

Pakistan: sei anni fa l'uccisione di Shahbaz Bhatti


Il 2 marzo di sei anni fa il Pakistan perdeva, per mano dell’estremismo islamico, il ministro per le Minoranze, Shahbaz Bhatti. Uomo di profonda fede cattolica, ma anche politico di grande respiro, che della difesa dei più deboli aveva fatto uno stile di vita, ha lasciato una cruciale eredità per il cammino dei diritti umani e civili, ma nel Paese resta ancora molta strada da fare, soprattutto sul fronte della legge sulla blasfemia, come sulla difesa delle minoranze. Paola Simonetti:

Un ideale di vita e politica che “non era una semplice idea, seppure nobile ed elevata. Era ciò che i cristiani hanno di più caro, ovvero Cristo stesso”. Così Shahbaz Bhatti, ministro per le e minoranze del Pakistan, ucciso ad Islamabad il 2 marzo del 2011 ad opera di estremisti islamici, descriveva il suo cammino di battaglia per i più deboli, per gli ultimi del suo Paese. Una battaglia che, per sua stessa ammissione, non aveva mai voluto abbandonare, persino a rischio della sua vita: “Voglio servire Gesù – ribadiva – da uomo comune”. Un profilo umano e politico, il suo, a cui il fratello, Paul Bhatti, ha voluto rendere omaggio di recente con la pubblicazione del libro “Shahbaz. La voce della giustizia”, edito da San Paolo. Pagine - scrive il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin nella sua prefazione al libro - “scritte con le lacrime agli occhi e con un velo di amarezza, mitigate però dalla certezza che la fede di Shahbaz non è mai venuta meno”. Ma il pensiero e la voce di Bhatti, secondo Mobeen Shahid, professore del pensiero e religione islamica alla Pontificia Università Lateranense, sono stati carichi anche di qualcosa di più:

“Io da cattolico e amico, l’ho conosciuto da vicino, penso che sia appropriato considerare Shahbaz Bhatti come voce della speranza, in quanto il suo esempio – come ripreso anche nella prefazione del cardinale Parolin – nel suo servizio in politica ha dato la possibilità alle minoranze religiose di sperare ancora un’altra volta nel Pakistan, che è la loro Nazione”.

Un’eredità, quella di Shahbaz Bhatti, tuttavia molto concreta anche sul fronte strettamente politico, che ha fornito al Pakistan strumenti importanti sul fronte dei diritti civili, come spiega ancora Shahid:

“Non ha solamente dato possibilità di rappresentanza alle minoranze religiose con quattro seggi al Senato, ma ha lavorato anche per aumentare il numero dei parlamentari nei Parlamenti regionali da cui si ‘selezionano’ i senatori. Questa è una rappresentanza che mancava. Poi ha dato spazio anche ai luoghi di preghiera per i prigionieri non musulmani nelle prigioni statali e quando fu nominato presidente della Commissione per la revisione della blasfemia si è impegnato per vedere non solo il bene delle minoranze religiose, ma ha cercato di mettere in evidenza anche le ingiustizie vissute dai cittadini di fede islamica del Pakistan!".

Ma nel Paese resta il grande nodo della dura legge sulla blasfemia, composta dagli articoli del Codice penale che puniscono con l'ergastolo o la pena di morte il vilipendio all'Islam. Tentativi di revisione sono in atto, ma il cammino sembra esser ancora molto lungo.








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