2017-02-28 14:11:00

Usa: dialogo e solidarietà in risposta all'antisemitismo


Forte condanna della presidenza Trump contro le diverse profanazioni di cimiteri ebraici, che negli ultimi giorni hanno interessato il Missouri, il Colorado e la Pennsylvania. La polizia ha aperto un’inchiesta. Ma più forte dell’odio è stata la risposta popolare. Duemilacinquecento cittadini di diverse religioni si sono messi a lavoro per riparare i danni animando poi una veglia. Di lì a breve, è partita una raccolta fondi dal titolo “Muslim Unite”, che già ha superato tutte le previsioni. Sulla questione, Gabriella Ceraso ha chiesto un commento al direttore del Dipartimento di cultura ebraica di Roma, Claudio Procaccia:

R. – Ovviamente, profanare un cimitero significa profanare un aspetto fondamentale della vita cultuale della comunità ebraica ma soprattutto dell’identità e negarla sia a livello individuale che collettivo. Questo ovviamente non vale solo per la collettività ebraica …

D. – Si dice che l’America faccia i conti con un antisemitismo crescente: secondo il suo punto di vista, è episodica la cosa?

R. – E’ difficile sapere che tipo di sviluppo possa avere. Posso dire una cosa: che esiste una relazione della Anti Defamation League, vecchia di oltre un anno, che denunciava in termini statistici l’aumento dell’antisemitismo negli Stati Uniti, e forse c’è un nesso tra quelle manifestazioni denunciate e gli episodi odierni. Ma l’antisemitismo è un fiume carsico, che ogni tanto emerge ma che esiste sempre. In genere, questo è l’inizio della fine di una società. Fortunatamente, non è l’unico elemento: ci sono anche elementi opposti …

D. – Infatti, in risposta a questi gesti ci sono state, in pochissime ore, migliaia di persone che si sono mobilitate, di tutte le religioni, con una raccolta fondi anche da parte dei musulmani, che hanno veramente risposto …

R. – Secondo me, questo elemento esiste ed è forte e attualmente è preponderante. Nella capacità di convivere è superiore alla volontà distruttiva ad esempio dei gruppi islamici radicali. Non possiamo però darla per scontata: bisogna essere molto aperti e difendere non gli ebrei, ma difendere la democrazia, difendere la capacità di uno Stato laico di accogliere tutte le diversità culturali, e creare i paletti affinché queste possano convivere e integrarsi nei limiti del possibile, anche con forti elementi di scambi culturali, che possono solo arricchire.








All the contents on this site are copyrighted ©.