2017-02-24 12:51:00

Trump: "Più armi nucleari per difenderci dalla Nord Corea"


Fanno discutere le nuove dichiarazioni del presidente americano, Donald Trump, che rilancia la necessità di una nuova corsa agli armamenti non convenzionali. “L’arsenale nucleare – ha detto il capo della Casa Bianca – va ampliato, per difendere Giappone e Corea del Sud dalla minaccia atomica sempre più pericolosa del regime nordcoreano”. Sulle reali intenzioni del capo della Casa Bianca, Giancarlo La Vella ha intervistato Luciano Bozzo, docente di Studi Strategici e Relazioni Internazionali all’Università di Firenze:

R. – Si tratta di capire quale in effetti sia l’intenzione dell’amministrazione americana per quello che riguarda il rinnovo dell’arsenale nucleare, che è un programma peraltro varato da tempo. Indubbiamente, Trump, già in campagna elettorale e più recentemente, ha fatto una serie di dichiarazioni che vanno in senso contrario rispetto a quello che era stato l’impegno dell’amministrazione Obama per una riduzione ai minimi termini dell’arsenale nucleare.

D. – Per quanto alcuni osservatori internazionali hanno detto che ai tempi della Guerra Fredda proprio il confronto tra le testate nucleari sovietiche e americane ha garantito stabilità nel mondo, è pensabile oggi, in epoca di negoziati e di dialoghi, che si torni a un periodo come quello?

R. – Io non credo che torneremo ad un periodo come quello anche perché la storia non si ripete mai uguale a se stessa. Durante la Guerra Fredda, indubbiamente, la presenza di una deterrenza reciproca tra le superpotenze è stata un fattore che ha stabilizzato, anzi congelato l’ordine mondiale. Oggi siamo in una situazione molto diversa: le armi nucleari sono state ridotte in virtù degli accordi firmati negli anni passati. D’altro canto, i conflitti locali sono diventati molto più problematici e complessi, molto meno soggetti al controllo delle superpotenze. Trump peraltro ha adottato un’atteggiamento estremamente conciliante nei confronti della Federazione Russa. Perciò, il superamento del confronto diretto tra questi due attori mi fa ritenere che un ritorno al passato sia davvero impossibile. Rimane il fatto che indubbiamente le armi nucleari sono comunque un fattore preoccupante, perché l’eventuale utilizzo anche soltanto di poche di queste armi potrebbe avere delle conseguenze a dir poco disastrose.

D. – Quale altro fattore di deterrenza, invece, potrebbe essere adottato nei confronti della Nord Corea, che già in passato ha fatto minacce del genere, poi in fondo per far fronte a delle difficoltà economiche interne molto gravi?

R. – Sì, il gioco nord-coreano è abbastanza esplicito. Si tratta di un regime totalitario che non riesce neppure a sfamare la propria popolazione, che si trova ormai completamente isolato nel contesto internazionale, e che quindi ricorre alla minaccia di sviluppo dei programmi nucleari e missilistici semplicemente per, a mio avviso, ottenere dei vantaggi in cambio. Devo dire che peraltro si tratta di una minaccia relativa: la Corea del Nord dispone probabilmente, nella peggiore delle ipotesi, di una decina di testate nucleari, che certo non sono poche, e di un apparato missilistico che indubbiamente sta diventando di un certo rilievo anche tecnologico. Si trova circondata da vicini che potrebbero obliterarla dalla faccia della terra se solo lo volessero. Penso agli Stati Uniti che sono lontani, ma vicini, e soprattutto alla Cina o al Giappone, che potrebbe rapidamente nuclearizzarsi.








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