2017-02-24 14:27:00

Iraq: truppe di Baghdad nelle zone ovest di Mosul. Orrore per i bimbi kamikaze


Le forze irachene sono entrate per la prima volta nei distretti occidentali di Mosul. Dopo violenti combattimenti, è stato completamente liberato anche l’aeroporto internazionale della seconda città irachena. L’avanzata contro le milizie del cosiddetto Stato islamico è supportata anche dai bombardamenti dei caccia e degli elicotteri americani. Il Califfato sta rispondendo con un massiccio uso di autobombe. Ufficiali Usa denunciano che bambini e disabili sono utilizzati come kamikaze. Sulla situazione a Mosul, Marco Guerra ha intervistato Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia:

R. – E’ esattamente quello che avevamo denunciato qualche mese fa, peraltro nel silenzio generale: avevamo ammonito la comunità internazionale sul fatto che c’erano gravi episodi di utilizzo dei bambini come kamikaze durante questo che può essere considerato uno dei peggiori assedi, forse il più drammatico assedio degli ultimi anni. Purtroppo, i bambini vengono utilizzati in ogni modo, vengono purtroppo portati all’interno di mercati, anche sul campo di battaglia, in alcuni quartieri, e fatti esplodere. Naturalmente, questo è un fatto gravissimo! A novembre erano 32, oggi possiamo affermare con certezza che purtroppo il numero dei bambini che vengono utilizzati per questa pratica atroce potrebbe essere addirittura maggiore, altro che il risultato della controffensiva di un Isis messo alle strette. Oggi abbiamo visto anche che c’è stata la conquista dell’aeroporto da parte dell’esercito, quindi sicuramente nella difficoltà, questo è quello che sta facendo Isis.

D. – Quali sono i numeri dell’assedio di Mosul? Siamo nel pieno dell’emergenza umanitaria, come è stato denunciato qualche mese fa?

R. – Gran parte delle persone sono state sfollate nelle zone, naturalmente esterne alla città. Esistono ancora dei quartieri che purtroppo non sono stati espugnati. I racconti che ci fanno le persone che sono arrivate nei nostri centri di accoglienza ci parlano appunto di violenze, di abusi, in particolar modo contro le donne proprio perché Isis non ha pietà alcuna di queste situazioni. Ci sono ancora 700 mila persone nella parte ovest intrappolate, che quindi naturalmente hanno bisogno di tutto. Voglio ricordare anche che le zone di Erbil, gran parte delle zone nelle quali vengono assorbite molte di queste persone in fuga, sono allo stremo, nel senso che c’è bisogno di tutto: quindi un sostegno alle reti ospedaliere, un sostegno in termini di acqua che l’Unicef sta naturalmente portando in queste zone, in termini di sostegno psicologico, di kit sanitari e anche nelle zone limitrofe a Mosul.

D. – Oggi, le truppe irachene sono entrate nei quartieri occidentali. Si prospetta un accerchiamento delle zone ancora controllate dallo Stato islamico. Si rischia quindi una carneficina?

R. – Come dicevo poco fa, in questo momento ci sono 700 mila persone che si trovano nella zona occidentale e non c’è dubbio che Isis in fuga, fino a oggi, ha dato ampia dimostrazione della sua crudeltà: con l’utilizzo di bambini kamikaze, attraverso abusi, attraverso violenze, attraverso stupri, lasciandosi dietro il peggio che si possa immaginare. Cioè, non è lontano immaginare che la situazione vada via via peggiorando. Vedete, in questi casi noi non siamo neanche nelle condizioni di chiedere corridoi umanitari, proprio perché non c’è un interlocutore – in questo caso, Isis – in grado di garantire che le popolazioni riescano ad essere sfollate. Quindi, noi siamo totalmente affidati alle truppe irachene che entrano nei quartieri e via via lasciano defluire le persone. Che però purtroppo – e specialmente è il caso dei bambini – assistono alle scene peggiori: decapitazioni, uccisioni di massa, insomma, non dimentichiamo che i bambini in questa zona hanno assistito a cose che veramente un bambino non dovrebbe mai vedere!

D. – Quindi, le organizzazioni umanitarie, come l’Unicef, cosa chiedono per mettere in sicurezza la popolazione in questa fase di recrudescenza dei combattimenti?

R. – Innanzitutto, laddove vengono aperti corridoi umanitari grazie all’intervento delle truppe irachene o di quelle alleate, che possano far defluire immediatamente tutta questa massa di gente… Noi ci aspettiamo naturalmente un altro grande esodo nelle zone limitrofe, in queste ore. Il secondo, una volta fatta questa operazione, è riuscire ad arrivare, attraverso le nostre unità mobili, al maggior numero di persone possibile all’interno dei campi dove li stiamo accogliendo. Quindi ci auguriamo che, comunque sia, venga rispettato il diritto internazionale, che nessuno torca un capello ai bambini e che in particolare donne e bambini abbiano accesso ai servizi di base nella misura più immediata possibile. Anche perché – non dimentichiamolo – questo conflitto ha dimensioni enormi e non credo che sia alla sua svolta finale, perché ci sono ancora aspetti piuttosto complessi: la presa della parte occidentale non avverrà in poco tempo…








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