Proteggere i civili, compiere ogni sforzo possibile per evitare il proseguimento del “conflitto irrisolto” in Ucraina e trovare una soluzione politica attraverso il dialogo e la negoziazione. Sono queste le priorità indicate dell’Osservatore permanente Santa Sede alle Nazioni Unite, mons. Bernardito Auza, intervenendo ieri a New York al dibattito incentrato sul tema del mantenimento della pace e della sicurezza internazionale e, in particolare, sul conflitto in Ucraina. La Santa Sede – ha aggiunto il presule - continua ad accogliere gli sforzi compiuti dalle Nazioni Unite, dall’Osce e da altre organizzazioni per promuovere la pace in tutta Europa, anche in Ucraina. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Il dramma del conflitto in Ucraina dal suo inizio nel 2014 “continua a destare grave preoccupazione”. La Santa Sede – ha detto mons. Auza – continua ad essere impegnata nell’offrire assistenza umanitaria alla popolazione delle zone colpite e ribadisce che devono essere prese “tutte le misure necessarie per garantire il cessate il fuoco”. Questi sforzi – ha osservato mons. Auza – devono essere “accompagnati dal sincero impegno di tutte le parti coinvolte” in modo che siano salvaguardati tutti i diritti fondamentali e venga garantito il ripristino della stabilità a livello nazionale e internazionale, anche attraverso “il rispetto della legalità internazionale per quanto riguarda il territorio e i confini dell’Ucraina”.
La salvaguardia della vita umana ispiri ogni iniziativa di pace
La Santa Sede – ha detto inoltre mons. Auza - ribadisce
vicinanza e solidarietà a tutti i popoli afflitti da violenze e da aggressioni di
ogni tipo, tra cui “situazioni di conflitto congelate” e le cosiddette “guerre ibride”,
condotte con strumenti convenzionali e non convenzionali. Qualsiasi iniziativa finalizzata
al mantenimento della pace e alla sicurezza internazionale – ha aggiunto il presule
– deve essere ispirata e guidata da “considerazioni umanitarie”, ovvero dalla “salvaguardia
della vita umana” in modo che vengano assicurate “adeguate condizioni di vita e l’alleviamento
della sofferenza”. Allo stesso tempo – ha spiegato mons. Auza – “è un dovere degli
Stati quello di astenersi da azioni che destabilizzino i Paesi vicini”. Gli Stati
– ha concluso il presule – devono anche lavorare insieme al fine di creare “le condizioni
necessarie per la pace e per la riconciliazione”.
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