2017-02-22 15:09:00

Card. Parolin al Forum "Migrazioni e pace": cambiare regole sistema economico-sociale


“Far sì che le migrazioni si trasformino da necessità in opportunità, per la pace e lo sviluppo armonico della famiglia umana”: è l’auspicio del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, che è intervenuto stamani a Roma al VI Forum Internazionale su Migrazioni e Pace, sul tema “Integrazione e sviluppo: dalla reazione all’azione”. L’evento è stato organizzato dal Dicastero sullo Sviluppo Umano Integrale della Santa Sede, lo Scalabrini International Migration Network (SIMN) e la Fondazione Konrad Adenauer. Il porporato ha ricordato anzitutto l’incoraggiamento di Papa Francesco, in diverse occasioni, a farsi carico del fenomeno delle migrazioni, “uno dei problemi fondamentali del mondo d’oggi”. “Nell’attuale quadro mondiale, segnato dalla globalizzazione – ha detto il card. Parolin – è sempre più evidente la forte interdipendenza tra pace, sviluppo e rispetto dei diritti fondamentali. Si stenta oggi, però, a cogliere i segni di un importante impegno in questo senso nei rapporti tra gli Stati e tra i popoli”.

Le migrazioni nell’attuale quadro politico internazionale
“Strategie politiche guidate da interessi fluttuanti, da insicurezze e dalla paura, disegni politici contrastanti, sotto-sviluppo e distrazione dei fondi destinati a debellarlo, conflitti interminabili, violazioni dei diritti umani, timori per le conseguenze dei cambiamenti climatici e della crisi economica non risolta, imposizioni ideologiche anche all’assistenza umanitaria, deterioramento di situazioni politiche, sociali, umanitarie, ambientali, con commerci criminali di prodotti, persone e risorse”: sono queste cose a generare migrazioni, e in più, ostacoli e barriere nell’ambito della politica migratoria “favoriscono il ricorso a vie alternative e più pericolose di migrazione irregolare, di sfruttamento e di abuso da parte di trafficanti di persone, e perdita di vite umane”. Il porporato ha aggiunto che “per fermare questi crimini, poi, si spostano i problemi su altri Paesi, con oneri economici e politici tanto ingenti quanto pericolosi e inadeguati a risolverli ed a garantire i diritti fondamentali delle persone, la loro protezione e la loro dignità”.

La migrazione internazionale diritto umano da salvaguardare
La migrazione internazionale non può considerarsi emergenza transitoria, ha proseguito il card. Parolin, ma “un diritto umano da salvaguardare; una componente strutturale, che riguarda tutti i continenti e che occorre affrontare nelle sue cause e nel suo compimento con sinergia e cooperazione a livello globale, con un programma sistematico e articolato di interventi, condiviso a livello multi-laterale, con strategie e misure organiche di sistema, con condivisione di oneri e di responsabilità”. Per il card. segretario di Stato “occorre una cooperazione a tutti i livelli che nasce dalla constatazione delle attuali difficoltà e dei limiti di ciascuno Stato … di far fronte da soli a questa grande sfida per la comunità internazionale che, in primo luogo, dovrebbe mirare ad assicurare ai popoli ed ai singoli pace e sviluppo, facendo così della migrazione una libera opzione anziché una necessità”.

I migranti preziosa risorsa umana
E’ “spesso sotto-stimato – inoltre – il grande contributo offerto dai migranti … ai Paesi di accoglienza, … al prodotto interno lordo ed al sistema fiscale, come a copertura di vuoti demografici, lavorativi e di abilità in settori-chiave dell’economia e dei servizi, come di apporti di innovazione, coinvolgimento, dinamismo, determinazione, capacità d’iniziativa, di adattamento e di resilienza, sia nella sfera economica, sia in quelle sociale e di arricchimento culturale”. Il porporato ha affermato che i migranti “possono dare un tale apporto conformandosi alle norme del Paese che li accoglie e rispettandone le consuetudini e i principi che ne regolano il vivere sociale, e quando il Paese che li accoglie assicura il rispetto dei loro diritti e della loro dignità, sin dall’arrivo, attento a chi è vulnerabile”. E ricordando il discorso del Papa del 4 febbraio scorso ai partecipanti all’incontro di “Economia di comunione”, il card. Parolin ha evidenziato che “bisogna anche puntare a cambiare le regole del gioco del sistema economico-sociale”. “Occorre che questa economia inclusiva nasca da una cultura che inglobi l’equità sociale, economica e ambientale, che sappia far fronte alle attuali sfide sociali e tecnologiche – ha specificato il porporato –. Una cultura della condivisione che presuppone la reciprocità, intesa … come coinvolgimento partecipe e solidale di tutti i soggetti interessati, in cui tutti possono e devono offrire il proprio contributo, inclusi i migranti, i Paesi di provenienza e di transito e di approdo, la società civile”. Una cultura offerta con umiltà e rispetto, “condividendo la propria esperienza con fiducia nella fraternità umana e nella solidarietà – che per noi cristiani significa carità – come unica risposta ragionevole, nell’evidente inadeguatezza di altri approcci”.

Una economia inclusiva che crea vita
Insomma, ha concluso, il card. Parolin, dovrebbe trattarsi di “una economia inclusiva che crea vita, perché condivide, include i poveri, usa i profitti per creare comunione e può far sperare in un mondo ove i cammini, incrociandosi, portino nuova speranza, dignità, ricchezza di rapporti; ove anche il denaro, in questa ottica di dono reciproco, entra nel circuito di quel centuplo annunciato dal Vangelo, per chi dà e per chi riceve, affinché la gioia sia di tutti. (T.C.)








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