2017-02-20 13:44:00

Vescovo di Norcia: consegna casette in legno è vita che riparte


Ieri mattina sono state consegnate a San Pellegrino di Norcia le prime 18 soluzioni abitative di emergenza per i terremotati. I moduli, da 60 e 40 metri quadrati, sono realizzati nel rispetto della normativa antisismica e del risparmio energetico, e in grado di ospitare nuclei famigliari da quattro e due persone. Nei prossimi giorni, saranno consegnate altre 20 casette, mentre nella zona industriale della città di San Benedetto, si sta lavorando per la realizzazione di altri 63 moduli. Grande soddisfazione del sindaco Nicola Alemanno: "Oggi possiamo dire - ha spiegato - che le istituzioni qui hanno lavorato come meglio non si potesse, nonostante le tante difficoltà”. Ascoltiamo il commento di mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, al microfono di Marina Tomarro:

R. – Il ritrovare una casa anche se piccola e anche se non casa propria, dà innanzitutto un senso di sicurezza e direi anche di normalità: è la vita normale che riprende, piano piano, passo dopo passo. Il fatto di passare da una situazione di estrema precarietà, come può essere quella della vita sotto la tenda o in una roulotte, e arrivare in una casa stabile, ferma, fissa, dice che la vita riprende. E dunque c’era una lunga attesa nella gente della Valnerina di questo evento. Mi sembra che queste prime case siano davvero il segno della ripartenza. Un segno che viene reso fecondo anche dai gesti della solidarietà che mi piace definire della carità: uno degli assegnatari della casetta di legno ha rinunciato a quella che gli era stata assegnata per metterla a disposizione della signora più anziana del paese che non rientrava nella prima lista dei beneficiari delle casette.

D. – Com’è l’umore delle persone, in questo momento? Come stanno?

R. – E’ difficile definire l’umore, nel senso che la gente è provata; è provata da cinque mesi di minaccia di terremoto, dalla precarietà, dall’incertezza, anche dalla fatica fisica, certo. Nello stesso tempo, c’è una grande speranza, una determinazione, una voglia di riprendere, di ricominciare guardando avanti. Si attende, certo, l’intervento responsabile delle istituzioni a tutti i livelli e si ha molta fiducia che questo intervento si realizzi presto e in maniera diretta ed efficace. Insieme c’è determinazione della gente della Valnerina, fortemente attaccata al proprio territorio, alle proprie radici umane, culturali, religiose, gente che non vuole abbandonare il proprio paese, la propria cittadina e desidera lì ricostruire: non soltanto le case, non soltanto le aziende, ma ricostruire la propria vita con tutte le sue componenti.

D. – Quali sono le urgenze di questo momento? Di cosa hanno maggiormente bisogno, adesso?

R. – Io direi, di un luogo di incontro; un luogo dove i rapporti umani possano cementarsi, possano svilupparsi. Adesso c’è un po’ la situazione della dispersione: ognuno nella propria roulotte, fino a poco fa anche sotto le tende; adesso verranno, già ci sono i container, verranno le casette … Però la gente domanda anche un luogo dove potersi incontrare, dove poter coltivare delle relazioni e dove, naturalmente, anche poter celebrare i sacramenti della fede. Di fatto, grazie a Caritas italiana, a Norcia è iniziata ormai da una settimana la costruzione di un centro di comunità; altrettanti edifici sono in programma: nei prossimi giorni partirà la costruzione di centri di comunità anche a Cascia, ad Ancarano di Norcia e poi a Cerreto. Dunque, luoghi dove si possa sperimentare la bellezza dello stare insieme. Accanto a questo, certamente, la gente aspetta gli aiuti necessari per poter ritrovare un ritmo di vita che sia, per quanto possibile, sicuro, tranquillo e nello stesso tempo dignitoso.

D. – In questi giorni avete celebrato la seconda sessione dell’Assemblea Sinodale, dove vi siete confrontati sul tema “Per una Chiesa in comunione: rafforzare il senso di appartenenza”. Cosa ne è venuto fuori?

R. – E’ stato bello vedere i 160 delegati condividere, in gruppi da 10 persone, la propria esperienza di vita di Chiesa a livello parrocchiale, a livello di zona pastorale, a livello di diocesi. Si sente il bisogno anche qui - non tutta la diocesi è stata segnata dal terremoto - tutti sentono il bisogno di valorizzare e approfondire quei legami di conoscenza, di condivisione, di comunione che rendono bella la vita della Chiesa. Noi vogliamo che questa assemblea che, ripeto, prenderà tutto questo anno pastorale, ci aiuti a crescere nella comunione e nella missione. Queste sessioni ci aiutano ad approfondire uno o l’altro dei diversi aspetti per indicare poi quali possano essere le linee programmatiche per l’annuncio del Vangelo che vogliamo sia – come il Papa continua a ricordarci – sorgente di gioia per la vita dei credenti e per la vita degli uomini e delle donne di buona volontà.








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