2017-02-18 15:14:00

Scissione nel Pd? Assemblea decisiva. Con noi Antonetti e Giovagnoli


Questa domenica si tiene un'assemblea cruciale per il Pd. Il partito è a rischio scissione, con la sinistra del partito che non condivide la linea del segretario Renzi. Una situazione che mette a rischio anche il governo Gentiloni. Alessandro Guarasci:

Sono lontani i tempi in cui Ivano Fossati cantava la “Canzone Popolare”, diventata poi nel ’96 l’inno dell’Ulivo. La sconfitta al referendum del 4 dicembre ha avuto l’effetto dell’esplosione di supernova. Nel Pd sono aumentate le correnti. Renzi tenterà di compattare attorno a sé l’assemblea di Roma, la sinistra del partito invece punterà su Emiliano, Rossi, Speranza, D’Alema, per contrastare il segretario e come ultima ipotesi fare una scissione. Nicola Antonetti, presidente dell’Istituto Sturzo:

“La distanza che si sta consumando tra il dibattito interno al Pd è la situazione del Paese. C’è la situazione della leadership, di Renzi che pensa al Congresso come a una modalità di reinvestitura o di rilegittimazione della sua Segreteria. O c’è l’idea opposta di prolungare i tempi, Bersani e gli altri che pensano a liturgie lunghe, a mio avviso talora anche barocche, per nascondere il più semplice obiettivo di mandare a casa l’attuale leadership”.

La minoranza a questo punto chiede una conferenza programmatica in autunno. Renzi invece tenta di accelerare i tempi e chiede un congresso prima delle amministrative di primavera. Una differenza che tanti elettori non capiscono ma che per le parti politiche in campo è importante. I cattolici del partito, con in testa Franceschini, tentano una mediazione, come dice lo storico Agostino Giovagnoli:

“Gli esponenti che mostrano sicuramente una sensibilità di matrice cattolica stanno operando per evitare la scissione. E qui si avverte, io credo, una preoccupazione per il bene comune che prevale sulla diversità dei punti di vista che sono a volte legittimi a volte meno comprensibili”.

In tutto questo quale sorte potrebbe avere il governo Gentiloni? Ancora Antonetti:

“Se domenica o lunedì si crea una condizione di solidarietà tra le varie componenti del partito, chiaramente Gentiloni si rafforza; ma se questo non avviene è chiaro che diventa sempre più debole. Questi benedetti tre miliardi (l'eventuale manovra correttiva, ndr) non saprà dove prenderli; si continueranno a fare polemiche piccole su patti che l’Italia ha sottoscritto e che nessuno gli ha chiesto di sottoscrivere con la pistola in mano…  Si continua ad andare sulla polemica bassa dando spazio a quelle che una volta si chiamavano le forze antisistema e adesso si chiamano le forze populiste”.

Il paradosso è che se la legge elettorale, l’Italicum, fosse cambiata, con un premio di maggioranza alla coalizione, scissionisti e Pd potrebbero ritrovarsi nello stesso raggruppamento elettorale. Lo storico Agostino Giovagnoli:

“Starebbero insieme ovviamente in un clima che non renderebbe una coalizione omogenea come deve essere. Oggi tutti i partiti sono deboli perché viviamo in una società fluida, 'liquida' direbbe Bauman. E quindi in qualche modo i partiti ne risentono fortemente. E d’altra parte la democrazia senza partiti non esiste, la democrazia degli individui è una pura illusione”.

Insomma, in gioco è il futuro del più grande partito italiano secondo gli ultimi sondaggi. 








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