In Francia, il parlamento ha approvato ieri in via definitiva la legge che estende il reato “di ostacolo all’interruzione volontaria di gravidanza” ai siti web, molti dei quali cattolici, che vogliono offrire alle donne alternative all’aborto. In molti, sia credenti che non credenti, attaccano la norma come un attentato alla libertà di espressione. Il servizio di Sergio Centofanti:
200 mila aborti all’anno in Francia
In Francia i siti statali propongono solo l’aborto
alle donne che vogliono informarsi sull’argomento. Non nominano mai il bambino, non
parlano di embrione o feto, ma solo e genericamente di “contenuto” della gravidanza.
Ogni anno nel Paese si registrano 200mila aborti. I siti internet a difesa della vita
sono nati come luogo d’ascolto di quelle donne che si trovano nell’angoscia di una
decisione drammatica e vorrebbero saperne di più.
Legge liberticida: si rischiano due anni di carcere
Ora, secondo la nuova legge, chi scrive sul web rischia
una pena fino a 2 anni di carcere e 30 mila euro di multa. Le Associazioni familiari
cattoliche francesi parlano di “un giorno buio per il diritto alla vita” e di “un
giorno nero per la libertà di espressione”. I fautori della legge minimizzano: dicono
che non saranno perseguiti i siti chiaramente in difesa dei nascituri, ma solo quelli
che si presentano come neutri dando false informazioni. Ma la legge nella sua formulazione
è vaga ed estensibile. Persino testate laiche come "Le Monde" parlano di legge liberticida
e misura bavaglio.
I vescovi francesi scrivono a Hollande
Il presidente della Conferenza episcopale francese,
mons. Georges Pontier, ha inviato una lettera al presidente Hollande. “L’interruzione
volontaria di gravidanza – scrive – che lo si voglia o no, rimane un atto pesante
e grave che interroga profondamente la coscienza. In situazioni difficili, sono numerose
le donne che non sanno se portare a termine o meno la gravidanza e avvertono il bisogno
di parlarne con qualcuno, cercare un consiglio”. I siti Internet – ora incriminati
– “compensano l’assenza di luoghi di ascolto” e “il loro successo prova che essi rispondono
ad un’attesa”. Sono luoghi che accolgono tutti: “Donne che dopo un aborto hanno bisogno
di parlare; altre che poi decidono di perseverare nel loro progetto di abortire, altre
ancora che scelgono di tenersi il bambino. “Questa diversità di situazioni e comportamenti
è resa possibile – afferma – perché questi siti garantiscono sempre spazi di libertà”.
Papa Francesco: difendere la vita senza compromessi
Nel gennaio scorso Papa Francesco ha fatto pervenire
un messaggio di sostegno a quanti hanno partecipato alla Marcia per la vita in Francia:
la Chiesa – aveva detto – non deve mai “rinunciare a proclamare che la vita umana
deve essere protetta senza condizioni dal momento del concepimento fino alla morte
naturale”. “Qui - aveva detto il Papa ai vescovi francesi nella loro visita ad Limina
- non possiamo mai fare compromessi, senza diventare anche noi stessi colpevoli della
cultura dello scarto, purtroppo largamente diffusa” e che colpisce sempre i “più deboli
e indifesi”: i bambini ancora non nati, gli anziani e i malati: “Tutti noi alla fine
ne porteremo le conseguenze dolorose”.
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