2017-02-11 06:58:00

Trump: no a ricorso su migranti ma "bando bis". Tensione con Iran


Il presidente Usa Trump - contrariamente a quanto detto ieri - non farà ricorso alla Corte Suprema dopo la conferma della sospensione, da  parte della Corte d'Appello, del bando anti-migranti islamici, ma è pronto a presentare un nuovo ordine esecutivo sul divieto di ingresso nel Paese. Si tratta di un “bando bis”: “Abbiamo bisogno di fare in fretta – ha detto - per ragioni di sicurezza nazionale. Continueremo a combattere per prendere tutte le azioni necessarie a impedire l'ingresso nel nostro Paese di terroristi ed estremisti radicalizzati e pericolosi". Ha precisato che ci sono "molte opzioni" allo studio. Intanto si fanno sempre più tesi i rapporti con l’Iran. "E' meglio che il presidente iraniano stia attento" ha detto Donald Trump commentando l'intervento di Rohani, che ha parlato di forte risposta di Teheran di fronte alle minacce Usa. La scorsa settimana, dopo che Trump aveva messo in guardia l'Iran per il suo programma missilistico, gli Stati Uniti hanno varato una nuova serie di sanzioni nei confronti di Teheran. Su questi scenari, a partire dal confronto tra Casa Bianca e giudici americani, Giancarlo La Vella ha intervistato Ferdinando Fasce, esperto di storia contemporanea e americana:

 

R. – Siamo in presenza di un conflitto profondo, finora inaudito per il sistema politico statunitense. Trump – abbiamo visto – ha cercato di far vedere subito la sua intenzione di rompere con il passato, di mettere in atto quelle politiche che, a suo dire, dovrebbero rendere l’America di nuovo grande; e quindi non poteva che colpire la – per quanto relativa, ma pur sempre esistente – disponibilità dell’amministrazione Obama nei confronti delle politiche migratorie, e poi le politiche sanitarie.

D. – Guardiamo al Trump in politica internazionale: quale scenario possiamo immaginare per il prossimo futuro?

R. – Io direi che non è facile immaginarlo, perché mi sembra che Trump si stia muovendo – come si è mosso, del resto, in campagna elettorale – fra opzioni che vengono adottate e poi vengono smentite e poi ancora riprese. Finora, di continuità c’è sostanzialmente l’atteggiamento molto amichevole nei confronti della Russia, e quindi sembra che Trump stia navigando a vista; vedremo cosa ne uscirà …

D. – Per quanto riguarda Israele, Trump sembrava potesse essere di nuovo l’alleato più importante, per lo Stato ebraico; invece, da un po’ di tempo sta bacchettando Netanyahu sul discorso degli insediamenti nei Territori palestinesi …

R. – Trump agisce molto di impulso, un atteggiamento che inizialmente  lo ha spinto a fare dichiarazioni roboanti a favore degli insediamenti. Però, poi si tratta anche di fare politica estera, insomma: e quindi è possibile che dall’interno del Dipartimento di Stato qualcuno gli abbia fatto notare che, sostenere a spada tratta, senza se e senza ma, l’allargamento degli insediamenti era una politica assurda.

D. – Possiamo parlare di quello che sta ridiventando un contenzioso con l’Iran dopo gli accordi con gli Stati Uniti di Obama e la Repubblica islamica?

R. – Bè, questo può essere davvero uno degli elementi più seri, rispetto ai quali è auspicabile che venga qualche monito a non tirare troppo la corda e a proseguire, invece, in quella politica che in fondo ha dato risultati non disprezzabili, e che era la politica dell’Accordo sul nucleare sottoscritto da Obama. Cioè, bisogna stare molto attenti al fatto che – come già aveva pensato uno che peraltro di politica aveva senz’altro più esperienza di Trump, come George W. Bush – il Medio Oriente non torni ad essere la questione di maggior crisi, di maggior difficoltà per gli Stati Uniti stessi.

D. – Come a dire che la sicurezza interna forse si costruisce anche con buoni rapporti internazionali?

R. – Certamente! Questo lo si è detto subito dopo l’11 settembre: si è fatto notare che in realtà la questione della sicurezza nazionale è prima di tutto una questione di diplomazia, di intelligence, di coordinamento a livello internazionale.








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