2017-02-08 14:29:00

P. Czerny: si sconfigge la tratta vincendo indifferenza e corruzione


Quest’anno la Giornata di preghiera e riflessione contro la tratta di persone è dedicata in particolare a bambini e adolescenti. Secondo gli ultimi dati, i minori vittima di schiavitù e grave sfruttamento nel mondo sarebbero un milione e 200 mila. Una vittima di tratta su cinque è un bambino o un adolescente. In questo senso, quanto è importante aver istituito questa Giornata? Federico Piana lo ha chiesto a padre Michael Czerny, sottosegretario incaricato dei migranti nel nuovo Dicastero vaticano per il Servizio allo sviluppo umano integrale:

R. - È importante perché se si pensa ad un bambino della propria famiglia, ovviamente la tratta, la schiavitù, sono ipotesi raccapriccianti, che nessuno mai prenderebbe in considerazione. Il problema è che questi bambini oggetto di traffico e schiavizzati sono invisibili. Perciò questa Giornata è importante per renderli visibili, ascoltarli, affinché entrino nei nostri cuori.

D. - Quale deve essere il ruolo della Chiesa, delle organizzazioni non governative e  della società civile per cercare di fermare questo fenomeno?

R. - Rendere il problema visibile è il passo necessario. La vocazione della Chiesa e la missione delle altre organizzazioni è di stare vicini a questi bambini, di avere il coraggio di avvicinarsi alla loro realtà e di scoprire cosa vivono ed in questo modo aiutare la società a riconoscere questa piaga, questo crimine che continua sotto i nostri occhi chiusi.

D. - E il ruolo dei governi? Mi sembra che molto spesso le legislazioni contro la tratta e in difesa delle vittime, in tutto il mondo, siano diverse, non c’è uniformità. Le organizzazioni internazionali possono tentare di far uniformare queste leggi?

R. - No, questa non è una soluzione, questa è un’astrazione. L’uniformità della legge non aiuta. Ciò che aiuta è implementare le leggi esistenti. Bisogna aver il coraggio di fare ciò che abbiamo già proclamato come società, come governi, e non permettere alla corruzione di bloccare l’aumento della nostra legislazione. Se i nostri organismi di sicurezza per il benessere sociale sono corrotti, tu puoi cambiare le leggi come vuoi! Bisogna avere il coraggio di fare quello che abbiamo già detto di voler fare: siamo obbligati a farlo!

D. - Le agenzie educative, la scuola, la famiglia, come possono, in questo caso, essere d’aiuto?

R. – Io direi che la domanda giusta da porsi sia questa: cosa impedisce alla famiglia e alla scuola di aprire gli occhi, di riconoscere questo problema? Se in una famiglia un membro sta “usufruendo” di bambini trafficati, il problema è là! Le persone che generano la domanda non sono molto differenti dalle nostre famiglie, dalle nostre comunità, perché se non ci fosse la domanda non ci sarebbe l’offerta. Questa sembra una regola abbastanza chiara. Quindi si comincia con la verità, con la coscienza e con gli occhi aperti. Con coraggio.

D. – Tema fondamentale è anche il recupero delle persone che riescono ad uscire dalla tratta e dallo sfruttamento...

R.- Non ho dubbi che le congregazioni femminili della Chiesa sono in genere le migliori per fare questo; hanno la sensibilità, il coraggio, le risorse. Penso che se una persona non ha la possibilità di fare qualcosa da solo, perlomeno può dare sostegno alle suore, alle congregazioni che fanno il lavoro eroico, generoso. Il vero lavoro di misericordia.

D. - Quindi sono le suore sono le più adatte perché riescono a creare empatia con queste persone …

R. - Sì, hanno il coraggio di avvicinarsi e di dare la possibilità alle donne, ai bambini, di parlare, di dire la verità per aiutarle ad uscire dall’incubo.

Su questa Giornata ascoltiamo la testimonianza di suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata e presidente dell’associazione Slaves No More, al microfono di Lucas Duran:

R. – Queste giornate sono proprio emblematiche perché si vivono dopo la preparazione di incontri, di convegni, di aiuti che vengono dati attraverso i mezzi di comunicazione proprio per una sensibilizzazione, a tappeto, perché siamo tutti coinvolti e siamo tutti coscienti e corresponsabili di questa tratta di esseri umani che veramente sta distruggendo la vita di tante persone, soprattutto di minori.

D. – Quando si parla di “tratta delle schiave” che cosa si intende?

R. – Si intende che queste donne vengono accalappiate nei Paesi di origine, soprattutto Paesi poveri, dove non ci sono tante opportunità né di scuola né di lavoro e queste persone vengono prese da organizzazioni criminali che presentano loro un futuro di speranza, di opportunità per loro e per le loro famiglie. Poi si trovano buttate letteralmente sulla strada. Se non ci fosse la richiesta non ci sarebbero tutte queste persone.

D. – Di fatto questa catena di schiavitù ha una serie di anelli…

R. – Prima di tutto il nome più importante è la povertà. La povertà di queste persone è una povertà endemica dei Paesi di provenienza e io parlo in modo particolare della Nigeria. L’ho rivisitata dopo alcuni anni e ho trovato veramente che la situazione di povertà è aumentata in modo spaventoso. L’unica ricchezza che ho notato in Nigeria sono i bambini: bambini con la voglia di vivere, con la voglia di speranza. Ma veramente c’è una grande povertà. Molti di questi bambini non possono nemmeno andare a scuola e non avendo la possibilità di una educazione e  di una formazione, molto facilmente diventano vittime di chi offre una opportunità all’estero. E chi è quel giovane che non l’accetta? Nella catena ci sono anche gli anelli della corruzione, l’anello dell’ignoranza: queste persone non sono più libere di fare delle scelte perché sono veramente accerchiate da queste persone. Ogni anello ha un nome… La nostra indifferenza è forse l’anello più importante.








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