2017-02-07 13:51:00

E se fosse innocente? Errorigiudiziari.com


La storia di Lanfranco Schillaci 
Una sera, un maestro elementare porta sua figlia al pronto soccorso per un malore. Viene fermato dagli uomini del posto di polizia locale che individuano sulla piccola tracce di violenza sessuale e per l’uomo scatta l’accusa di abusi.  In realtà, è innocente e la piccola è malata di tumore, una malattia che la porterà alla morte. Ma Lanfranco Schillaci, questo il nome del maestro, finisce su tutti i giornali come un mostro e, anche dopo essere stato scagionato dalle accuse, non verrà mai totalmente riabilitato agli occhi dell’opinione pubblica.

Oltre 25mila casi dal ‘92 
E’ da questa vicenda di cronaca, di circa trent’anni fa, che i giornalisti Valentino Maimone e Benedetto Lattanzi hanno tratto lo spunto per iniziare a lavorare sul tema degli ‘Errori giudiziari’. Nel 2007 fanno nascere il sito www.errorigiudiziari.com, il  primo archivio on line sul tema, unico in Italia e in Europa e oggi realizzano il docufilm "Non voltarti indietro", diretto da Francesco Del Grosso, che raccoglie  premi, menzioni speciali e consensi da critica e pubblico. Attualmente, Errorigiudiziari.com è un’associazione, creata con la collaborazione dell’avvocato Stefano Oliva, che si occupa di censire e sensibilizzare sul tema degli errori giudiziari e dell'ingiusta detenzione in Italia. “Pochi sanno – spiega Maimone – che dal 1992 a oggi lo Stato ha pagato 695 milioni di euro in risarcimenti per errori giudiziari e ingiusta detenzione. Mentre sono oltre 25 mila le persone finite in carcere pur essendo innocenti”.

Un “virus” 
“Spesso il tema viene affrontato in maniera strumentale, per mettere sotto accusa magistrati e giudici, ma il nostro obiettivo – aggiunge - non è puntare il dito contro qualcuno. In realtà le responsabilità degli errori giudiziari sono spesso legate a una serie infinite di concause. Un grande giudice istruttore del passato, Ferdinando Imposimato, insegnava che l’errore giudiziario è un virus, che può essere iniettato in una vicenda già in fase investigativa e man mano si diffonde in tutto l’organismo, infettando tutto il procedimento. Non vogliamo fare polemica, ma far capire che è un tema che non va sottovalutato”.

Più responsabilità 
“Ci sono tanti interventi che potrebbero essere messi in campo dal legislatore, dai giuristi, da chi si occupa dal punto di vista tecnico di queste vicende”, aggiunge Maimone. “Ma già a un livello più basso, si potrebbe iniziare a circoscrivere questa piaga, di cui forse è impossibile liberarsi completamente. Come? Coinvolgendo con maggiore responsabilità personale e professionale tutte le parti implicate nel processo: investigatori, consulenti, periti del tribunale, magistrati dell’accusa ma anche gli stessi avvocati. Se tutti si comportassero con buon senso, al meglio, con il massimo della responsabilità, avremmo già compiuto un importante passo in avanti”.

Ventidue anni in carcere da innocente 
“Avevo appena 18 anni e mezzo, ma da quel giorno non sono più stato padrone della mia vita”. A parlare è Giuseppe Gulotta, vittima forse del più clamoroso errore giudiziario italiani dal dopoguerra a oggi: 22 anni in carcere innocente per duplice omicidio mai commesso e poi, dopo 9 processi, assolto. “Durante una notte d’inferno in caserma, dove subii calci e sputi, mi furono tirati i capelli e strizzati gli organi genitali, la mattina seguente mi autoaccusai di una strage in cui non centravo nulla per far cessare quelle torture”. “La notte – continua Gulotta  - mi sveglio ancora di soprassalto pensando a quei giorni trascorsi in carcere e poi realizzo di trovarmi a casa mia. Io ho superato quel trauma e ci sono riuscito con l’aiuto della famiglia. Oggi, spero che altri casi come il mio non accadano più, voglio creare una fondazione per dare voce a chi potrà trovarsi in una situazione così drammatica”.

Lo stigma di colpevolezza 
“Il marchio che resta su chi è stato protagonista di una vicenda simile – spiega ancora Maimone – è enorme. Addirittura, anche dopo aver ricevuto il risarcimento, resta su queste persone lo stigma di colpevolezza. Hanno difficoltà a trovare lavoro, vorrebbero che la loro vicenda giudiziaria fosse dimenticata completamente, tanto che in molti, pur apprezzando il nostro lavoro, ci chiedono di cancellare il loro nome dal nostro sito”.

Non sono un fatto fisiologico 
“Molti sostengono che gli errori giudiziari siano un fatto fisiologico a cui bisogna rassegnarsi, ma le statistiche ci dicono che sono davvero tanti”, spiega  Francesca Scopelliti, già compagna di Enzo Tortora, protagonista della più famosa vicenda italiana di malagiustizia, e oggi presidente della Fondazione omonima. “Si sottovaluta il danno che questi errori provocano. Non solo perché la notizia dell’assoluzione è spesso relegata in un trafiletto, ma perché sono fatto che rovinano la reputazione, spesso distruggono le famiglie, fanno perdere il lavori e soprattutto la dignità. Non credo ci sia una medicina o un compenso capace di risarcire il male fatto”. “Bisognerebbe applicare la presunzione d’innocenza e poi rivisitare tutti i casi di malagiustizia per accorgersi che sono accomunati da indagini in cui sono state commesse leggerezze. Quando poi la televisione sbatte il mostro in prima pagina, celebra i processi in diretta, si sta danneggiando non solo una persona innocente, ma lo stato di diritto. Le sentenze emesse in tv, infatti, influenzano l’opinione pubblica, ma temo anche i giudici”. “Invitiamo sempre tutti – conclude Maimone – di fronte alla notizia di un processo e al volto di un imputato a farsi una domanda in più: e se fosse innocente?”. 








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