Le Figlie di San Camillo compiono 125 anni dalla fondazione del loro istituto. In occasione di questo importante avvenimento, stamane si è svolta una celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale João Braz De Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata, presso la Casa Generalizia di Grottaferrata, in provincia di Roma. Ma con quale spirito viene vissuto questo anniversario? Federico Piana lo ha chiesto a madre Zelia Andrighetti, superiora delle Figlie di San Camillo:
R. – Con uno spirito veramente di ringraziamento, di lode e di tanta gioia per questo tempo, per questa vita che il Signore ha dato al nostro Istituto. 125 anni di fondazione: un tempo in cui abbiamo sentito e sentiamo - noi oggi e le nostre consorelle nel passato - una carica veramente viva, anche del carisma.
D. – Vogliamo ricordare come nascono e chi sono le Figlie di San Camillo?
R. – Le Figlie di San Camillo nascono il 2 febbraio 1892, ad opera dal reverendo padre – oggi beato - Luigi Tezza dei Ministri degli Infermi, con la collaborazione della giovane Giuditta Vannini, successivamente madre Giuseppina Vannini, oggi anche lei beata. Noi abbiamo lo stesso carisma dei padri Camilliani di assistenza agli infermi, pertanto nell’ambito della sanità; così camminiamo sempre insieme. Siamo nate propriamente nel cubicolo in cui è morto San Camillo e dove oggi è custodito il suo cuore, una reliquia insigne, nella Casa della Maddalena, che è la Casa Generalizia dei Padri Camilliani.
D. – La vostra attenzione agli infermi, agli ultimi, ai poveri, alle persone che sono distanti, alle persone che tante volte noi dimentichiamo… Questi 125 anni, madre, che anni sono stati?
R. – Sono stati anni veramente belli, ma anche anni difficili e molto duri e questo perché le diverse realtà nelle quali noi ci troviamo ad operare sono realtà caratterizzate sempre da tanta povertà. Oggi più che mai, però, la più grande difficoltà che noi incontriamo, soprattutto nelle Nazioni più evolute, è la burocrazia: questo ci fa veramente tanto soffrire, perché oggi è veramente molto difficile riuscire a portare avanti questo servizio, soprattutto nell’ambito degli ospedali. Non è facile! Però andiamo sempre avanti, con tanta speranza. Il nostro servizio è stato iniziato con l’assistenza domiciliare ai vecchietti, ai malati e ai poveri. A Roma è nato il nostro Istituto e le nostre prime sorelle hanno cominciato così: subito dopo la fondazione – non aveva ancora neanche un anno – le sorelle avevano già in casa delle vecchiette che assistevano.
D. – Tante difficoltà, ma anche tante gioie?
R. – Sì! Tantissime, tantissime gioie! Perché io penso che proprio nella difficoltà nasca la gioia. Io vedo tante sorelle giovani che hanno tanto impegno e tanto entusiasmo; vedo che si sentono sempre più portate a questa realtà, ad aiutare coloro che si trovano ai margini della strada, ai poveri. Le sorelle hanno tanto desiderio di andare in missione: non soltanto fuori, ma anche qui in città, nelle nostre periferie, in cui si sono anziani abbandonati, poveri, malati…
D. – Come vede il futuro delle Figlie di San Camillo?
R. – Io ho molta speranza, anche perché noi non siamo certo un grande numero di religiose Figlie di San Camillo, ma abbiamo più sorelle giovani che anziane. Ci sono tante giovani che vengono da tanti Paesi - poche oggi provenienti dall’Europa - e che arrivano con grande entusiasmo. Questo, per me, rappresenta una grande speranza.
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