2017-02-02 08:56:00

Vescovi Usa su decreto Trump: no alla discriminazione religiosa


Un forte appello è stato lanciato dai vescovi statunitensi ai fedeli cattolici affinché uniscano la loro voce in difesa della dignità umana e contro ogni tipo di discriminazione per motivi religiosi. In una dichiarazione congiunta, il card. Daniel DiNardo, arcivescovo di Galveston-Houston e l'arcivescovo José Gomez di Los Angeles, rispettivamente presidente e vicepresidente della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti (Usccb), hanno condannato il decreto del Presidente Donald Trump che sospende, per 120 giorni, l’ingresso dei rifugiati negli Stati Uniti, bloccando fino a nuovo ordine l’accesso a tutti i siriani, e vietando per 90 giorni l'ammissione di cittadini provenienti da sette Paesi a maggioranza musulmana.

Legame tra cristiani e musulmani si fonda su carità e giustizia
Nella loro dichiarazione, i vescovi affermano che “il legame tra cristiani e musulmani si fonda sulla forza indistruttibile della carità e della giustizia”. Il documento fa riferimento alla dichiarazione “Nostra Aetate” del Concilio Vaticano II che invita a promuovere, per il bene di tutti gli uomini, la giustizia sociale e il benessere morale, così come la pace e la libertà. “La Chiesa - afferma la presidenza dell’Usccb - non vacillerà nella difesa dei nostri fratelli e sorelle di tutte le fedi che soffrono per mano di persecutori spietati”.

Molte famiglie cercano sicurezza e protezione per i loro figli
La nota dell’episcopato spiega che i rifugiati in fuga dall'Isis e da altri estremisti stanno sacrificando tutti i lori averi in nome della pace e della libertà. “Spesso - continua la dichiarazione - essi potrebbero essere risparmiati se solo si arrendessero alla visione violenta dei loro aguzzini, ma rimangono saldi nella loro fede”. I vescovi avvertono che molte sono le famiglie, non diverse dalle nostre, alla ricerca di sicurezza e protezione per i loro figli.

I rifugiati sono alleati in una lotta comune contro il male
“La nostra nazione – affermano i vescovi - deve dare loro il benvenuto come alleati in una lotta comune contro il male”. I presuli statunitensi ribadiscono, poi, che sebbene  le autorità debbano essere vigili nel debellare gli infiltrati che potrebbero fare del male, devono essere altrettanto vigili nell’accoglienza delle persone amiche ed innocenti. “Accogliere lo straniero e coloro che sono in fuga – insistono i vescovi- non è un'opzione tra le tante nella vita cristiana, ma è il cristianesimo in se stesso”. “Dove i nostri fratelli e sorelle soffrono il rifiuto e l’abbandono – aggiungono – alzeremo la nostra voce per loro conto”.

La Chiesa non vuole entrare nell’arena politica
​“Il nostro desiderio non è quello di entrare nell'arena politica - conclude la dichiarazione dell’ Usccb - ma piuttosto quello di annunciare Cristo vivo nel mondo di oggi”, perché “nel momento stesso in cui una famiglia, minacciata di morte, abbandona la propria casa, Gesù è lì presente”. (A cura di Alina Tufani)








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