La dignità della vita umana non dipende dall’autosufficienza di una persona e non viene meno con la debolezza portata dall’età o dalla malattia, perché tutta la nostra esistenza fa parte del grande disegno che Dio ha scritto per noi. Questo il cuore del messaggio dei vescovi elvetici preparato da mons. Marian Eleganti, vescovo ausiliare di Coira, per la Domenica del malato celebrata dalla Chiesa locale il 5 febbraio.
L’aumento dei suicidi tra gli anziani, risultato delle pressioni della
società
Un invito a riflettere su un tema, quello del fine vita, in una prospettiva cristiana
contro l’idea oggi sempre più in voga che induce le perone che vivono in una situazione
di debolezza a considerarsi come un peso “intollerabile per la società, un costo e
un carico emotivo e fisico eccessivo per i familiari”. L’aumento del suicidi tra le
persone anziane – evidenzia il messaggio - si deve anche al fatto che “una parte della
società sta stabilendo nuovi parametri legali, giustificando e legittimando il suicidio
come un tentativo di conservare fino alla fine la propria autonomia e quindi la dignità”.
La vita e la morte secondo la visione cristiana
In realtà, è l’obiezione dei vescovi elvetici, “ogni essere umano ha una dignità,
soprattutto quando è debole. Siamo noi, semmai, che gli neghiamo questa dignità e
che lo trattiamo di conseguenza”. A questa visione i vescovi contrappongono quella
della fede cristiana che considera la morte sempre “come un passaggio e un ritorno
alla casa del Padre e vede la vita “come un importante tempo di prova e preparazione
al suo compimento in Dio”. Questa visione - conclude il messaggio - consente ai cristiani
di avere uno “sguardo fiducioso verso la propria morte”. (A cura di Lisa Zengarini)
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