2017-01-30 16:52:00

USA: alla ‘pancia’ del paese piace Trump


Sarebbe un errore pensare che le misure eccezionali varate da Trump siano state accolte male negli USA. A mettere in guarda da possibili errori di valutazione (come quelli già commessi in campagna elettorale) è Dario Fabbri, giornalista della rivista di geopolitica Limes ed esperto di politica statunitense. La ‘pancia’ del paese – spiega Fabbri intervistato da Radio Vaticana -  è mediamente d’accordo con il blocco degli ingressi nei confronti di paesi che, per il fatto di vivere situazioni critiche, rappresentano un potenziale pericolo. Sorprende, invece, che a fronte delle misure adottate dal presidente Trump non ci siano state reazioni particolarmente forti da parte dei paesi musulmani.

Blocco dell’immigrazione

Non è una novità che gli Stati Uniti non accolgono i musulmani, gli immigrati musulmani negli USA sono pochissimi rispetto a quanto accade in Europa, anche perché la procedura di asilo statunitense è complicatissima. La novità questa volta sta nella presa di posizione plateale e scioccamente scenografica, ma imposta dalle promesse elettorali; anche in passato si faceva, ma sottovoce. 

La faglia geopolitica

Anche quella tra Usa e Messico – spiega Dario Fabbri - era una crisi ampiamente annunciata, almeno da un punto di vista commerciale e finalizzato a rinegoziare parte del Nafta, che è l’accordo di libero scambio che riguarda i paesi nord americani, più il Canada.

Per quanto riguarda il muro, bisogna ricordare come nel 2007 il suo innalzamento fu approvato a larga maggioranza e in maniera bipartisan. La cosa che preoccupa è che anche gli strateghi militari americani condividono la misura della costruzione del muro. Si tratta di un proposito di natura essenziale e strategica in vista di un possibile confronto con il Messico, che tra qualche decennio potrebbe essere un paese molto importante e molto pericoloso, che cresce rapidamente sia economicamente che demograficamente. Senza contare che un paese di questo tipo potrebbe contare su un terzo della popolazione americana che è di origine ispanica e in larga parte stanziata al confine tra Messico e Stati Uniti. Quindi il muro non ha una funzione elusivamente legata all’immigrazione, ma piuttosto una dimensione strategica pochissimo discussa anche in Europa.

Il muro ‘bipartisan’

Per coprire i costi di quest’opera monumentale, che dovrebbe correre lungo tutto il confine tra i due paesi, non ci sono i soldi. Si parla di 15 / 20 miliardi di dollari. Una politica di dazi sui prodotti non sembra percorribile in quanto finirebbero per pagarla i cittadini Usa e le imprese americane, che in Messico delocalizzano. Tuttavia almeno una parte di muro nei prossimi anni dovrà essere costruito perché si tratta di un proposito condiviso non solo dalla ‘pancia’ del paese, ma anche dagli apparati e dal Congresso stesso.

Critiche internazionali

Le critiche che piovono dalle cancellerie internazionali e dalle organizzazioni internazionali non determineranno le sorti del presidente Trump, a farlo sarà invece l’andamento dell’economia che peraltro dipende molto poco da un presidente  e la sensazione che avranno gli americani di essere più o meno protetti sia a livello economico che a livello militare.

 








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