2017-01-30 13:20:00

Terremoto e burocrazia. Mons Pompili: non sono ammessi indugi


Terremoto e burocrazia: le lungaggini impediscono alle popolazioni del centro Italia di risollevarsi dagli straordinari eventi che le stanno interessando. Terremoto e maltempo hanno messo in ginocchio Umbria, alto Lazio e Marche, e il governo, nonostante lo stanziamento e la raccolta di fondi, ancora non riesce a dare risposte concrete. Il Papa ieri ha sollevato la questione all’Angelus lanciando un forte appello. Risentiamo le parole di Francesco nel servizio di Gabriella Ceraso:

“Non manchi a questi nostri fratelli e sorelle il costante sostegno delle istituzioni e la comune solidarietà. E per favore, che qualsiasi tipo di burocrazia non li faccia aspettare e ulteriormente soffrire!”.

Ancora una volta Papa Francesco coglie e dà voce ad un "grande problema sociale, per la sua speciale capacità di ascolto e vicinanza": così commenta , le parole pronunciate all'Angelus, il vescovo di Rieti, mons Domenico Pompili:

“Il Papa mostra di avere una grande empatia. Sa bene come la gente sia in una situazione di particolare sofferenza, una condizione che non ammette indugi o tentennamenti”.

“E questo per una serie di competenze che sono molto ramificate e che finiscono poi, puntualmente, per impantanare quello che dev’essere fatto. Questo lo si è visto in tanti ambiti: dai beni culturali fino alla ricostruzione”.Il problema è che le "cose da fare", aggiunge mons Pompili," non hanno un'applicazione veloce":

“E questo per una serie di competenze che sono molto ramificate e che finiscono poi, puntualmente, per impantanare quello che dev’essere fatto. Questo lo si è visto in tanti ambiti: dai beni culturali fino alla ricostruzione”. Di pro e contro relativi ad una gestione centralizzata, parla invece il delegato regionale Caritas-Umbria, Giorgio Pallucco. “Certo occorre garantire trasparenza nelle procedure”, afferma, “ma la gente non può aspettare troppo”:

“Lo scenario su cui operare è veramente complicato. Però, la complessità – insegnano tutti – va gestita, perché sennò, dalla complessità si passa alla confusione. Quindi bisogna cercare di stare con le maniche rimboccate, e ognuno deve fare la sua parte. Sicuramente lo Stato sta cercando di fare il possibile e di fare il meglio che può. Allo stesso tempo, se il problema è a livello di gestione amministrativa e di normative che sono quelle, in questo momento, che dobbiamo rispettare e a cui dobbiamo far riferimento, forse ci sarebbe bisogno per il futuro di lavorare, affinché ci sia una normativa più adeguata alla gestione di queste situazioni”.  

Intanto il risultato è che, come dice il Papa, la sofferenza della gente aumenta. Mancano ancora le stalle per il bestiame, le visure per l’agibilità delle case procedono a rilento e molte infrastrutture restano inutilizzabili. Tanti si sfogano sul web dove la protesta si accende, specie per i fondi degli italiani raccolti dalla Protezione civile, 28 milioni, e non utilizzabili ancora proprio per questioni burocratiche:

“I moduli abitativi ancora non sono arrivati; gli animali stanno morendo; i soldi non sono arrivati. Che fine hanno fatto i soldi?”

Su questo anche l'interrogazione parlamentare del Movimento 5 stelle, mentre il premier Gentiloni in settimana varerà un nuovo decreto per l’emergenza forse per aumentare i poteri della Protezione civile. Ma se la burocrzia ha i suoi tempi, forse nell’attesa basterebbero spiegazioni e chiarezza per la gente che è stanca e disorientata, visto che la terra non smette di tremare. Ancora il vescovo di Rieti mons Domenico Pompili:

“Sicuramente, è importante che la comunicazione sia ancora più puntuale. Questo perché l’attesa senza sapere dove si sta andando genera ulteriore senso di insicurezza”.








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