2017-01-27 13:24:00

Comunità di Bose: Enzo Bianchi lascia la guida, Luciano Manicardi priore


Dopo 52 anni alla guida della Comunità di Bose, il fondatore, della famiglia monastica, Enzo Bianchi, all’età di quasi 74 anni, ha lasciato la carica di priore. Per ricoprire questo ruolo i confratelli hanno scelto Luciano Manicardi, già vicepriore. Il servizio di Giancarlo La Vella:

Enzo Bianchi si fa da parte e lascia il ruolo di priore della comunità monastica piemontese, che fondò nel 1965, pur rimanendone un punto di riferimento importante. Sui motivi della decisione, dovuta a un naturale avvicendamento, sentiamo lo stesso Enzo Bianchi:

R. - È bene che un fondatore mostri anche che la comunità che lui ha generato, ha plasmato, è una comunità che appartiene al Signore e non a lui. Quindi, non ho mai pensato di poter arrivare fino alla morte con quest’incarico. E quando ho visto che la Comunità era matura, nei mesi scorsi abbiamo avuto l’approvazione ecclesiastica dello Statuto, e io ho detto che ormai era venuto il tempo.

D. – Ecco, una decisione che conferma l’unità della Comunità e anche quelle che sono le vostre priorità…

R. – Non abbiamo davvero nessun orgoglio spirituale, perché conosciamo le nostre mancanze. Ma noi vogliamo essere una Comunità che tenta di vivere il Vangelo, nient’altro. Tutto il resto è secondario, e questo ci dà molta gioia.

D. – È ancora attuale l’esperienza del monachesimo oggi?

R. – Nel nuovo millennio la crisi veramente tocca tutti i monasteri, e molti monaci si sentono anche un po’ abbandonati e dimenticati. Quindi io penso che noi monaci siamo dei marginali, e che questa è la nostra vocazione - stare sui confini - e che quindi c’è un’occasione in più di essere fedeli al Vangelo. Però, mi rattrista il vedere questa grande crisi della vita monastica, questa continua diminuzione di vocazioni e di fedeltà e l’invecchiamento di molte comunità che devono semplicemente chiudere perché non riescono più neanche ad assicurare il minimo della vita monastica quale la Liturgia.

D. – Un augurio al suo successore…

R. – L’augurio che gli faccio è di essere misericordioso sempre. Perché anche la saldezza e il discernimento, senza la misericordia, non servono a una vita cristiana e restano sterili.

Enzo Bianchi ha passato il testimone a Luciano Manicardi, già vicepriore e da 35 anni nella Comunità, eletto dai confratelli di Bose. Ascoltiamo le sue emozioni nell’assumere il ruolo di priore:

R. – Enzo Bianchi non ha successore, essendo un fondatore, una personalità che anche negli ambiti ecclesiali è ormai ben conosciuta per la sua statura umana, intellettuale, ecclesiale e di fede. Detto questo, credo che la consonanza che si è stabilita fra me e chi presiede già da molti anni - essendo io in Comunità da più di 35 anni - credo che possa assicurare una continuità nel cammino di quella che vuole essere una vita monastica. Una vita monastica è una vita in cui si cerca di vivere il celibato nella vita comunitaria, con il proprium della Comunità di Bose: vale a dire l’accentuata dimensione di ecclesialità, l’accentuata dimensione di ecumenismo e una grande apertura alle istanze del mondo, che si esprime soprattutto nel lavoro dell’ospitalità, ma poi anche con i tanti servizi che cerchiamo di fare all’interno della Chiesa.

D. – Una società, quella di oggi, che presenta tante sfide. Come la Comunità di Bose partecipa a cercare di affrontarle?

R. – Credo che una dimensione della vita cristiana, e dunque anche monastica, sia quella di cercare di rendersi cosciente del mondo in cui vive e dunque di ascoltare le voci del mondo culturale, e – ripeto – anche della cultura laica e delle problematiche che si stanno vivendo, per cercare di dare sempre uno sguardo ispirato al Vangelo.

D. – Personalmente, come ha accolto questo incarico?

R. – Conoscendo i miei limiti. Eh sì, insomma… la dimensione del timore certamente è quella predominante. Al tempo stesso, si può cercare di vivere il Vangelo e di seguire il Signore anche all’interno di un incarico che viene dato, contando soprattutto sulla collaborazione, la solidarietà e la comunione dei fratelli e delle sorelle della Comunità.








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