2017-01-26 14:07:00

Legge su adozioni gay. Gandolfini: non violare diritti bambini


Si è svolta oggi a Roma la cerimonia di apertura dell'anno giudiziario. Il primo presidente della Cassazione Giovanni Canzio, tra le altre cose, ha sottolineato che la Suprema Corte, in tema di adozioni gay, "non può e non intende sottrarsi al dovere di apprestare tutela ai diritti fondamentali della persona", seguendo il "criterio guida dell'interesse preminente del minore", ma "demandare in via esclusiva alla giurisdizione" la soluzione di questioni su scelte etico-sociali "non è la via preferibile". Serve, invece - ha detto - "una chiara ed esplicita volontà legislativa". Su questa affermazione ascoltiamo il presidente del Comitato "Difendiamo i nostri figli", Massimo Gandolfini, al microfono di Giulia Angelucci:

R. – L’affermazione di Giovanni Canzio deve essere letta dentro un contesto di chiarezza e di oggettività. Innanzitutto in Italia c’è già una legge chiarissima, la quale dispone che le adozioni spettano soltanto alle coppie eterosessuali, regolarmente sposate e che eccezioni particolari riguardano bambini che hanno perso sia il padre che la madre. Secondo punto: di fatto il parlamento ha anche implicitamente confermato questa norma, perché nel passaggio sulla legge riguardo le unioni civili, stralciando la Stepchild Adoption, ha praticamente negato la possibilità dell’adozione del figlio del genitore biologico. Infine, proprio alcuni giorni fa, la Corte europea, rigettando il ricorso Paradisi contro il governo italiano, ha ribadito il concetto che il diritto del bambino è quello di avere un padre ed una madre. Quindi bisogna esser molto chiari. Il parlamento, eventualmente, dovrebbe prendere in mano questo argomento e casomai stravolgerlo, ma fino a quel momento – che speriamo non accada mai – la legge sulle adozioni, la regolamentazione delle adozioni, è ben chiara.

D. - Finora cosa ha voluto dire un’assenza di legge in questa materia?

R. - Bisogna appunto veder cosa si vuole dire con “assenza di legge”. Se per “assenza di legge” si dice che in Italia non c’è una legge che prevede le adozioni da parte di coppie omogenitoriali è un altro discorso, ma è chiaro che se si affronta questo tema si va a stravolgere completamente l’istituto giuridico dell’adozione come è normato dalle legge 184 del 1983. Non è vero che non esiste una legge che regolamenta le adozioni; questa legge c’è, è buona, è dettagliata, è precisa, eventualmente può essere modificata in piccoli dettagli. Contemporaneamente è vero – ed auspichiamo che non avvenga mai - che il parlamento possa legiferare in favore di adozioni da parte di coppie gay dove viene gravemente violato il diritto del bambino ad aver un padre ed una madre. Un bambino deve avere il suo papà, la sua mamma. L’idea che abbia due padri o due madri è una grave violazione di questo suo diritto.

D. – Il Comitato “Difendiamo i nostri figli” oggi, per ragioni istituzionali, ha rinviato una manifestazione davanti alla Cassazione a sabato prossimo. Cosa si richiede su questo tema?

R. – In questo flash mob che volevamo fare ma che per questioni di delicatezza soprattutto nei confronti del presidente della Repubblica abbiamo trovato più opportuno rimandare, volevamo sostanzialmente ribadire che siamo fermamente contro l’apertura del regime di adozione per coppie omogenitoriali. Questi temi riguardanti l’adozione di coppie omogentoriali, che sono temi di una delicatezza antropologica marcatissima, dovrebbero essere affidati non a una sezione della Corte di Cassazione, ma alle cosiddette “sezioni riunite”, perché è possibile un dibattito maggiore, un dialogo maggiore e naturalmente poi, all’esterno, c’è anche un’autorevolezza maggiore. Cioè, la sentenza che esce non è legata a una delle sezioni ma alla consultazione di tutte le “sezioni riunite”.








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