2017-01-26 13:03:00

Card. Zenari: ad Aleppo immane tragedia. Astana passo positivo


“Ogni iniziativa per la pace va sostenuta”. Così il card. Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco, sui colloqui per la Siria, che si sono tenuti ad inizio settimana ad Astana, in Kazakistan. Il porporato ha partecipato ad una missione, voluta dal Papa, che ha visto anche l’apertura di un centro caritas ad Aleppo per ogni bisognoso, senza alcuna distinzione di “etnia o religione”. Intanto sul terreno continuano le violazioni della tregua. Sui colloqui di Astana. Massimiliano Menichetti ha intervistato lo stesso card. Zenari:

R. – Direi che ogni tentativo è benvenuto: è un passo positivo, un passo significativo; naturalmente, poi, bisogna vedere la messa in pratica di questo incontro. Speriamo che sia seguito da altri: soprattutto adesso (guardiamo n.d.r.) all’incontro che ci sarà nei primi giorni di febbraio a Ginevra. Si vive di speranza e bisogna tentare ogni iniziativa che possa portare in questo senso.

D. – Lei ha fatto parte della delegazione del Papa che è andata ad Aleppo dal 18 al 23 gennaio: qual è la situazione?

R. – I bisogni sono enormi! Siamo potuti andare nella parte Est, in questa zona che è tutta musulmana; insieme a Caritas abbiamo aperto un Centro di distribuzione di aiuto per tutti, senza distinzioni etniche o religiose. Lì la povertà è enorme, basta guardare le distruzioni. Non ci sono parole per esprimere quello che ho provato di fronte a queste distruzioni, i segni di queste battaglie atroci … Mi è venuto da pensare a quel passo delle lamentazioni di Geremia, al capitolo I, versetto 12, dove si dice: “O voi tutti che passate per via, guardate e considerate se c’è un dolore simile al mio dolore”.

D. – Sempre nella zona Est avete visitato una parte adibita a Campo profughi …

R. – Siamo andati a visitare gli sfollati che sono nel Campo profughi di Sebring, dalle parti dell’aeroporto. Ci ha colpito vedere soprattutto bambini e donne: anche qui sono circa 5 mila, manca di tutto …

D. – Chi aiuta queste persone?

R. – Oltre alle nostre organizzazioni umanitarie cristiane, abbiamo visto la comunità internazionale, alcune famiglie delle Nazioni Unite come l’Unicef; per quanto riguarda i bambini c’erano persone dell’Unicef, per esempio, che li facevano cantare, organizzavano dei giochi e quindi abbiamo visto bambini sorridenti, anche se naturalmente vivono questa immane tragedia: sicuramente saranno loro i primi a portare un messaggio di riconciliazione e di pace, assistiti naturalmente dall’educazione a questi valori.

D. – Tra le tappe fondamentali di questo viaggio, anche l’incontro con le realtà musulmane del luogo …

R. – Abbiamo incontrato i vari capi religiosi, il muftì di Aleppo… mi hanno portato anche a vedere quella famosa moschea che è stata distrutta, e lì un’autorità musulmana ci ha spiegato che tutti hanno sofferto in questa terribile guerra di Aleppo; diceva: “Qui, in questa moschea ha perso la vita un giovane militare cristiano”; mezz’ora prima avevamo visitato quello che era stata la chiesa protestante, distrutta completamente. Il pastore ci ha detto che sotto le macerie sono ancora sepolti quattro militari musulmani che difendevano la chiesa. Quindi ci sono anche degli esempi molto toccanti di cristiani che hanno perduto la vita facendo il loro servizio come militari in una moschea, e viceversa.

D. – Uno dei momenti forti, l’incontro con i vescovi di Aleppo; poi, la preghiera ecumenica …

R. – La chiesa era gremita: anche quello è stato un bel segno di unità, che certamente sarà di grande aiuto per cercare di portare avanti la riconciliazione e la pace.

D. – Come, da parte cristiana e musulmana, è stata vista la vostra presenza?

R. – Ci hanno accolti con molta riconoscenza, una grande riconoscenza per Papa Francesco: tutti sanno quanto Papa Francesco abbia fatto e stia facendo per la pace e la riconciliazione in Siria.








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