2017-01-25 10:33:00

Nataša Govekar: comunicatori cristiani ispirino fiducia e speranza


“Vorrei invitare tutti a offrire agli uomini e alle donne del nostro tempo narrazioni contrassegnate dalla logica della buona notizia”. E’ uno dei passaggi forti del Messaggio di Papa Francesco per la 51.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, pubblicato e presentato ieri. Sul documento, che invita i media a creare fiducia “a partire dalla Buona Notizia che è il Vangelo", Alessandro Gisotti ha intervistato la prof.ssa Nataša Govekar, direttore della Direzione Teologico-Pastorale della Segreteria per la Comunicazione:

R. – La “buona notizia”, come la intendiamo noi cristiani, non è un ottimismo facile, superficiale, ma è il Vangelo, è Gesù Cristo stesso, il Verbo, nel quale c’è la vita e questa vita è la luce degli uomini, come leggiamo nel Prologo di Giovanni: questa luce splende nel mondo e le tenebre di questo mondo non possono sopraffarla. Ora, chi ha colto questa luce tende a leggere gli avvenimenti nella chiave della speranza, così che in ogni dramma della storia umana, noi abbiamo la possibilità di guardare oltre il male, di vedere anche ciò che germoglia di nuovo, ciò che suscita la fiducia e di arginare così la paura e dare piuttosto spazio alla novità che Dio sta facendo in mezzo a noi. Proprio questo, credo, dovrebbe essere la differenza di uno stile cristiano di comunicare: cioè questa capacità contemplativa, la capacità di domandarsi che cosa in una data situazione sta succedendo tra Dio e l’umanità, la capacità di accorgersi che non siamo soli perché c’è il Padre. E il frutto di questa esperienza della presenza del Padre, di questa solidarietà di Dio con l’uomo in Gesù Cristo, è la speranza che lo Spirito riversa nei nostri cuori e che poi si manifesta come creatività anche in mezzo alle vicende più tragiche dell’umanità. Credo che noi cristiani siamo i primi a dover essere in grado di riconoscere e raccontare queste storie di speranza e creatività per ispirare appunto speranza e fiducia agli uomini e alle donne del nostro tempo.

D. – Papa Francesco scrive fra l’altro nel Messaggio che “le immagini, più dei concetti, comunicano la bellezza del Regno di Dio”. Questa potrebbe essere anche un’indicazione per la presenza cristiana nelle reti sociali, dove i contenuti, appunto per immagini, sono proprio i più condivisi…

R. – Il rapporto tra parola e immagine è di fondamentale importanza per la fede cristiana, perché il Verbo si è fatto carne, si è fatto Volto, si è fatto immagine. Ora, l’era digitale è solo un motivo in più per ricordare ciò che sta al cuore del messaggio cristiano, ma anche per chiederci, proprio perché viviamo in un mondo sommerso da immagini sensuali, immagini passionali, per chiedersi in quali immagini si esprime la Buona Notizia, che non è – appunto – solo una realtà abbellita, ma contiene in sé la sobrietà della Pasqua, dell’amore di Dio che muore e risorge. Credo che siamo chiamati al continuo discernimento tra una bellezza che è solo cosmetica e la bellezza che appartiene al Regno di Dio, che è la rivelazione della verità, è la realizzazione dell’amore.








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