Ieri la Corte dei diritti umani di Strasburgo, ribaltando un pronunciamento del gennaio 2015, ha affermato che una coppia non può riconoscere un figlio come suo, se il bimbo è stato generato senza alcun legame biologico con i due aspiranti genitori e grazie ad una madre surrogata. Il caso era relativo ad una coppia italiana che ha avuto un figlio commissionato in Russia. I due erano ricorsi in sede europea perché il figlio gli era stato sottratto dal tribunale italiano quando aveva pochi mesi e dato in adozione nel 2013 ad un'altra famiglia. Massimiliano Menichetti ne ha parlato con Massimo Gandolfini, presidente del Comitato “Difendiamo i nostri figli”:
R. – Penso che sia davvero una sentenza storica che condanna definitivamente, ad alto livello europeo, quella che io continuo a definire una pratica incivile e abominevole: l’utero in affitto. Quindi ribadisce un concetto fondamentale: i bambini non si comprano, i bambini non sono merce che si va ad acquistare al supermercato. Quindi pone al centro la dignità della donna, che non deve essere vista come una sorta di macchina che serve per realizzare desideri altrui, e mette ancora di più al centro la dignità del bambino, che ha il diritto di avere un padre e una madre.
D. - Nel caso concreto, lo ricordiamo, un bambino di nove mesi è stato tolto a questa coppia di persone che avevano commissionato questa maternità. Alcuni dicono che non sia stato rispettato il legame che si viene a creare tra le persone. Come rispondere a questo?
R. - Innanzi tutto non viene rispettato il legame che dovrebbe unire il bambino alla propria genitorialità biologica, cioè ad avere un papà e una mamma; questo è il legame che è stato offeso fin dall’inizio.
D. - Questa sentenza sembra rafforzare un cammino che l’Europa sta compiendo?
R. - Penso di sì e me lo auguro, anche perché c’era già stata una votazione da parte del Consiglio d’Europa sulla proposta De Sutter di legalizzare negli Stati europei l’utero in affitto; quella proposta era stata bocciata. Per cui questo evento e l’ultimo della Cedu (Corte europea per i diritti dell’uomo) di ieri, sono due pietre miliari dal punto di vista del Diritto europeo che, speriamo, apra un dibattito approfondito, serio con il semplice strumento del buon senso per capire che pratiche di manipolazione della donna da una parte e del bambino dall’altra, dovrebbero essere totalmente proscritte dalla civiltà europea.
D. - Questo sembra sconfiggere delle logiche economiche che fino a qualche anno fa sembravano prevalere …
R. - È così. Secondo me c’è anche una lenta presa di coscienza che qualsiasi legge che vada contro la vita e contro la famiglia alla fine paga male anche dal punto di vista sociale e civile. Si decompone la struttura sociale, la civiltà fa certamente un passo indietro, la demografia – uno dei cardini per potere avere una società davvero forte – viene ad esser gravemente colpita, … Quindi ci sono tutte le condizioni per capire che sul piano politico, sociale, economico, appoggiare e favorire la vita, la maternità, la famiglia è, anche un questo senso, un investimento positivo.
D. - Lo ribadiamo: in Italia la maternità surrogata è vietata, tanto che – appunto – si assiste a fenomeni di turismo procreativo proprio per questo motivo; però – ribadiamolo – in Italia è vietata …
R. - Certamente. La Legge 40 vieta l’utilizzo dell’utero in affitto e noi continuiamo ad insistere presso il governo e il parlamento italiano perché si faccia una legge ancora più chiara e restrittiva per cui si condanna l’utero in affitto ovunque venga praticato. Una vera e propria condanna universale. Quindi, non solo sul territorio italiano, con la legislazione italiana, ma anche se praticato all’estero, deve essere condannato anche in Italia.
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