2017-01-23 07:56:00

Si scava al Rigopiano. La sciagura poteva essere evitata?


Corsa contro il tempo all’Hotel Rigopiano, spazzato via mercoledì scorso da una slavina alle falde del Gran Sasso. Si continua a scavare senza sosta nella neve nella speranza di trovare in vita qualcuno dei 23 dispersi. Mentre si attendono nuove nevicate, ci si chiede se la tragedia poteva essere evitata. E in tutta la zona è allarme per possibili nuove scosse sismiche. Il servizio di Giancarlo La Vella:

11 sopravvissuti, 6 vittime e 23 dispersi. Questi i numeri drammatici ancora provvisori della sciagura dell’Hotel Rigopiano. Ma non si affievolisce la speranza dei soccorritori di salvare ancora qualcuno deigli ospiti della struttura. La procura di Pescara continua a indagare per accertare se la tragedia poteva essere evitata. I gestori dell’albergo avevano chiesto, con una mail inviata già alle 7 del mattino alla prefettura della città, di predisporre un intervento per consentire ai clienti di lasciare la struttura. Poi le scosse di qualche ora dopo avevano aggravato la situazione. “Un'emergenza straordinaria, che ha innescato una reazione straordinaria" e sulla quale "bisogna stare attenti a voler trovare a tutti i costi il capro espiatorio". Così il premier Gentiloni che ha annunciato più poteri alla Protezione Civile. Intanto, il presidente della Commissione Grandi Rischi, Bertolucci, attenua i timori che riguardano il lago artificiale di Campotosto, tra L’Aquila e Amatrice, uno degli invasi idrici più grandi d’Europa a 1400 metri di altitudine. Una delle tre dighe si trova su una faglia che si è riattivata e alcuni avevano parlato di possibile disastro in caso di nuove scosse.

 Al microfono di Cecilia Seppiadon Venanzio Marrone, parroco di San Massimiliano Kolbe a Penne la cui comunità è in lutto per la morte di Gabriele D’Angelo che al Rigopiano faceva il cameriere:

   

R. – La mia comunità è ferita, angosciata e partecipe interiormente, perché legata a questa famiglia che è stata visitata da questo lutto. E poi, tra l’altro, erano tutti ragazzi conosciuti: si conoscevano perché svolgevano un servizio in questo albergo… Quindi un dolore che si ripercuote su tutti, per un sentimento anche di grande compassione.

D. – State vivendo il lutto come comunità per la morte di Gabriele, che a Penne era cresciuto, che aveva studiato arte e che poi si era trasferito a Farindola, in questo grande hotel del Rigopiano per fare il cameriere… Però il maltempo sta colpendo anche voi: mi diceva che la gente sostanzialmente non esce più di casa…

R. – Non è che siamo abituati a eventi tragici di questa portata. Sì, magari, alle volte, un incidente stradale…  Ma è come l’episodio si è svolto. Tenga conto che è ancor di più ingigantito da questa frana che è venuta giù da questo costone di montagna. Sarà stato per le scosse telluriche della mattinata, per le quali abbiamo veramente sofferto un grande panico… C’è una concomitanza di questi eventi che incute un certo timore… Magari in altre circostanze, se non ci fosse stato il terremoto, avremmo superato anche più agilmente la paura.

D. – Don Venanzio, i soccorritori stanno continuando a lavorare incessantemente, in condizioni davvero difficilissime e non soltanto per il maltempo. Lei li ha visti all’opera: davvero sono quegli angeli che prestano le mani a Dio, come li ha definitivi Papa Francesco…

R. – Io sono rimasto veramente ammirato dalla generosità, soprattutto dei Vigili del Fuoco, da queste forze che intervengono: gli speleologi, le Forze dell’Ordine, Carabinieri, Polizia… E’ stata veramente una grande gara! Io ho avuto modo di parlare anche con esponenti dell’Esercito: anche loro sono rimasti edificati dall’eroicità di queste persone che stanno intervenendo lì. Quando l’umanità vuole intervenire – al di là delle polemiche, al di là di tutte le cose – interviene con grande, grande generosità. Meno male che questi ragazzi sono intervenuti. Spero che ci sia un’emulazione, spero che questo educhi anche le persone a saper intervenire in altre situazioni, senza rimanere ad aspettare sempre l’intervento esterno e in modo da intervenire, con grande senso di responsabilità, in queste cose.

D. – So che lei cerca di dare conforto, di incoraggiare i suoi parrocchiani, la sua comunità, perché sono tutti spaventati. Ma immagino che un grande conforto arrivi anche dalle parole del Papa e dal fatto che Francesco segue costantemente ed è in contatto telefonico, quasi quotidiano, con i vescovi della zona…

R. – Questo è veramente un segno di Francesco, che si sente vicino anche in questi eventi. E certamente sarà di grande conforto se il Signore ci consola anche con queste esperienze e ci fa andare avanti.








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