2017-01-20 08:05:00

Gambia: ultimatum a Jammeh, deve lasciare il potere entro le 12


Nel piccolo Paese africano del Gambia si teme il peggio. Le truppe della Comunità Economica degli Stati dell'Africa Occidentale (Ecowas) sono entrate nel Paese per costringere l'ex presidente Yahya Jammeh a lasciare il potere, dopo che è stato sconfitto il primo dicembre scorso dal leader dell’opposizione Adama Barrow. L'ultimatum è stato fissato a mezzogiorno. Il servizio di Sergio Centofanti:

Il Gambia è il più piccolo Stato dell’Africa: poco più grande dell’Abruzzo, è  completamente circondato dal Senegal, a eccezione del punto in cui è bagnato dall'Oceano Atlantico. Ex colonia britannica, a stragrande maggioranza musulmana, già fiorente centro del traffico di schiavi e oggi grande produttore di arachidi, è meta turistica, in particolare per i suggestivi cerchi megalitici, imponenti strutture funerarie di pietra. Un terzo della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. In questo contesto, l’uomo forte del regime Yahya Jammeh, al potere dal golpe di 22 anni fa, non vuole andare via. Il neopresidente Barrow ha già giurato in Senegal come nuovo capo di Stato. Le truppe dell’Africa occidentale, formate da 7mila uomini, marciano sulla capitale gambiana, ma hanno interrotto le operazioni militari in attesa di nuovi colloqui. Jammeh dispone solo di 2.500 soldati. Sulla situazione in Gambia, ascoltiamo padre Giulio Albanese, direttore delle riviste delle Pontificie Opere Missionarie ed esperto di questioni africane:

R. - Il Paese è in subbuglio, c’è tanta gente che sta fuggendo in queste ore. A parte i turisti britannici, che vengono evacuati, nella scorsa settimana già 26 mila gambiani hanno fatto le valigie e abbandonato il Paese. Attualmente il negoziato è in una situazione di stallo e chiaramente c’è qualcuno che già parla di guerra civile. C'è poi un altro fatto da mettere in evidenza. Nei mesi scorsi il Gambia, come hanno fatto il Sudafrica e il Burundi, ha attivato quel dispositivo per uscire dalla Corte Penale Internazionale, operando, quindi, un distacco a pieno titolo da quello che era lo Statuto di Roma precedentemente firmato insieme con altri Paesi africani. Il Gambia da questo punto di vista si trova in una situazione a dir poco paradossale, in quanto il procuratore capo della Corte penale è una gambiana e il presidente uscente avrebbe invece deciso di sfilare il Gambia dal consesso delle Nazioni per quanto riguarda il tema della giustizia. Speriamo che il nuovo Presidente, se riesce ad insediarsi, ristabilisca le regole del gioco.








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