2017-01-19 15:10:00

Minori a Napoli: urgente offrire alternative alla criminalità


Molte donne, ma anche bambini di 8, 12, 13 anni impiegati per preparare dosi di cocaina, hashish e marijuana, impacchettarle e venderle riscuotendo i soldi dagli acquirenti. E’ ciò che è emerso di recente nel corso delle indagini dei carabinieri riguardo all’attività del clan camorristico Elia, uno dei più potenti di Napoli. Secondo i calcoli degli inquirenti, dallo spaccio al centro storico della città, il clan riusciva a guadagnare fino a 5 mila euro al giorno. Una 40.na gli arresti seguiti alle indagini. Un fenomeno recente, l’utilizzo di minori, all’interno della criminalità organizzata? Adriana Masotti lo ha chiesto a Fabio Giuliani, referente per la regione Campania dell’associazione Libera:

 R. – Purtroppo non è un fenomeno recente, è un fenomeno che riguarda gli strumenti che queste famiglie hanno e qual è la proposta che viene fatta a questi bambini. Se l’unica proposta è quella tutta all’interno del contesto criminale, risulta quasi naturale arrivare a queste conclusioni. Sarebbe necessario poter offrire a tutte queste famiglie, a tutti questi minori, un’offerta alternativa, una proposta alternativa che esce fuori dal contesto criminale. Un po’ come è accaduto per un po’ di tempo con il bellissimo progetto dei maestri di strada: si faceva la scuola per le strade e dire “strada” a Napoli vuol dire tanto perché la strada è un fenomeno, è un agglomerato di comunità, in ogni caso con la quale bisogna interloquire… Dobbiamo ricordarci anche che le camorre non sono prodotte dalla povertà assolutamente, ma sicuramente della povertà si nutrono. E’ una produzione che avviene altrove, che avviene oltre la povertà e nei contesti più difficili invece trovano un brodo di coltura.

D. – Lei parla di offerta alternativa; in questo caso è emerso che i bambini utilizzati dal clan erano consapevoli del loro ruolo e quindi di poter fare carriera di essere qualcuno… Ecco questo potere, questo poter disporre di denaro…

R. – Come si fa a essere consapevoli ad 8 anni: in qualunque famiglia si è consapevoli delle cose che ti dicono, delle cose che ti dicono di fare e delle cose che sei abituato a vedere.

D. - Una famiglia che è improntata all’attività criminale, quindi mamma, papà, parenti, nonni, come fa da una famiglia così ad arrivare una proposta diversa? E come si fa ad avvicinare una famiglia così?

R. - Partendo molto, molto prima. Da tempo su tutto il territorio napoletano ci sono oltre 10 punti, all'interno di un progetto fatto dalla Fondazione Polis, dove si leggono libri specifici per bambini a questi bambini e alle loro mamme. Questo significa fare entrare la cultura all’interno di ogni famiglia. Noi dobbiamo provare ad usare dei grimaldelli per entrare.... Naturalmente non abbiamo la ricetta giusta, altrimenti l’avremmo già tirata fuori, però questi sono sicuramente dei tentativi da fare. Bisogna in tutti i modi provare: attraverso una scuola, attraverso una scuola che entra nelle loro case a dire che c’è un’altra strada, che c’è un’altra vita, che esiste tutto un altro mondo che dà altrettanto e sicuramente maggiori soddisfazioni sicuramente in termini di relazioni e di sentimenti.

D. – L'associazione Libera a Napoli che cosa fa in particolare per i bambini?

R. - Con i minori siamo in contatto soprattutto con l’Istituto penale minorile e con tutti quei minori “messi alla prova”, che hanno compiuto degli errori: vogliamo superare la dicotomia tra vittima e carnefice pensando che spesso il carnefice l’abbiamo costruito noi, è stata la vittima delle nostre disattenzioni, del nostro essere poco cittadini. E infine, insieme ai più piccoli, collaboriamo alla fondazione Polis, come dicevo prima, con il progetto “Leggendo crescerai” , proviamo a inserire un grimaldello di cultura all’interno di quelle famiglie che sono in difficoltà, invitando le famiglie insieme ai servizi a questi cicli di lettura.








All the contents on this site are copyrighted ©.