2017-01-15 10:40:00

Belletti (Cisf): famiglia ancora sottovalutata in Italia


"Con l'approvazione (ieri, ndr) dei decreti attuativi delle unioni civili questo governo compie un ulteriore passo verso la completa equiparazione con il matrimonio”. E’ il commento di Massimo Gandolfini, presidente del Comitato Difendiamo i Nostri Figli. Per i settori centristi della maggioranza, comunque, con questa legge sono stati evitati utero in affitto e adozioni da parte delle coppie omosessuali. Alessandro Guarasci ha sentito l’opinione di Francesco Belletti, presidente del Centro Studi Famiglia (Cisf):

R. – In un Paese normale, fatta la legge fatto il decreto attuativo…  Quindi sorprende un po’ il tono di grande festosità di tanti esponenti a difesa di questo progetto di unioni civili. Dall’altra parte la preoccupazione che questo non sia che il primo passo è reale, perché corrisponde anche a tante dichiarazioni proprio di chi ha promosso in tutti i modi questa campagna. Oggettivamente questa legge pone dei paletti, ma sono paletti che anche l’attività dei giudici spesso ha saltato, anche prima dell’approvazione della legge. Quindi la preoccupazione sulla destrutturazione normativa del matrimonio e dell’identità della famiglia è reale e bisogna che in parlamento e nel Paese ci sia vigilanza.

D. – Il governo ha approvato un primo pacchetto a sostegno della maternità e delle giovani coppie. Un primo passo, secondo lei, verso un fisco che tenga in maggior considerazione il nucleo familiare?

R. – Piuttosto che niente è meglio piuttosto: nel senso che vedere la mappa dei provvedimenti - e vedere bonus qui, bonus la e provvedimenti discontinui - evidenzia che manca ancora una logica strategica di promozione della famiglia. E questo non va imputato solo all’ultimo governo: va imputato agli ultimi 20 anni di storia del nostro Paese! Purtroppo sia le maggioranze di centrodestra, sia le maggioranze di centrosinistra hanno, in vario modo, parlato molto di famiglia, ma sostanzialmente è mancata questa decisione strategica. Forse i 20 miliardi per le banche è più facile trovarli, 20 miliardi per il fattore famiglia è impossibile trovarli! C’è qualcosa che non funziona in questo Paese…

D. – Allora è una questione anche culturale: dov’è che si sbaglia?

R. – In un’ultima analisi rimane ancora questa percezione che la famiglia sia un patrimonio di solidarietà che basta a se stessa. Il nostro Paese si affida soprattutto sulle funzioni di un welfare, che è sempre in arretramento come servizi pubblici – nel senso che comunque le risorse sono sempre faticosamente attribuite – ma le funzioni di cura sono prevalentemente in carico alla famiglia, così come le titolarità educative. Le famiglie sono affaticate e se non si reinveste in questa risorsa del Paese rischiano di sfilacciare proprio la coesione sociale. Qualche segnale grave di fragilità c’è: i devastanti segnali di cronaca nera, le famiglie in cui avvengono omicidi non sono la patologia della famiglia, ma sono il segnale che le famiglie abbandonate a se stesse non ce la fanno. Il Paese dovrebbe essere consapevole che la famiglia è un patrimonio talmente prezioso che non può essere abbandonato e quindi chiede di essere messa in cima alle priorità del Paese.








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