2017-01-10 09:55:00

E' morto Zygmunt Bauman, teorico della "società liquida"


E’ morto ieri all’età di 91 anni Zygmunt Bauman, intellettuale celebre per la definizione di “società liquida”. Nato in Polonia da famiglia ebrea, Bauman si è occupato, tra i tanti temi dei suoi studi, di postmodernità e globalizzazione. Viva è la memoria della sua partecipazione agli ultimi incontri internazionali, promossi dalla Comunità di Sant'Egidio nello "spirito di Assisi", anche a quello dello scorso settembre, in cui espresse con convinzione la visione di un dialogo necessario tra laici e credenti per la costruzione della pace. Sulla figura di Bauman, Michele Raviart ha intervistato Cecilia Costa, docente di Sociologia dei processi culturali all’Università Roma Tre:

R. – Era uno studioso a tutto tondo, perché si è occupato di fenomeni e di temi di attualità molto importanti. Forse verrà ricordato per il termine “liquido”, che ha usato in modo appropriato, applicandolo a una serie di concetti: ad esempio “società liquida”, “amore liquido”. Io trovo che gli studi più importanti che ha fatto sono quelli sull’ambivalenza e sulla modernità. Cioè lui ha colto un tratto caratteristico della modernità avanzata, che è quello della contraddizione, continua e costante, che è presente trasversalmente in tutti i fenomeni sociali. Ha fatto degli studi molto seri sulla povertà di oggi, che non è più l’assenza di lavoro, ma è l’assenza di consumo. E ultimamente ha scritto un testo dove indica i guasti di una democrazia che sta involvendo, invece di evolversi. E poi, al contrario di quello che comunemente si immagina e si pensa, questa continua connessione, che viene vista come democratizzazione delle informazioni, in realtà non produce conoscenza.

D. – Che eredità lascia Bauman?

R. – Intanto l’atteggiamento: di un’estrema onesta intellettuale, il che non è poco per uno studioso. Lui, un po’ come i classici del pensiero, ha vissuto intensamente, intellettualmente, esistenzialmente, i problemi che ha messo sotto osservazione. Secondo me questa è un’eredità molto seria, perché c’è un coinvolgimento a tutto tondo della personalità e della riflessione scientifica.

D. – Bauman era polacco e ha vissuto sia l’esperienza del nazismo sia quella del comunismo. Quanto hanno influito queste esperienze nel suo percorso intellettuale?

R. – Molto, molto. È stata quasi una capacità di sofisticare la sua elaborazione teorica e scientifica, proprio perché ha vissuto quelle esperienze ed esse in qualche modo sono rimaste vitali, sono rimaste all’interno del suo pensiero. Non le he messe tra parentesi, ha voluto sempre ricordarle, tenerle presenti, per poter elaborare poi tutta la sua produzione all’insegna di un’estrema onestà intellettuale.








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