2017-01-10 14:44:00

Cei: sì a leggi che governino le migrazioni, no a chiusure


La Chiesa italiana e l’immigrazione: se ne è parlato stamattina nell’incontro stampa organizzato dall’Ufficio per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana per la presentazione della prossima Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, domenica 15 gennaio. Ad intervenire, presso la nostra emittente, mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, mons. Guerino Di Tora, e mons Giancarlo Perego, rispettivamente presidente e direttore della Fondazione Migrantes. Trentamila i migranti accolti ad oggi dalle varie strutture ecclesiali in Italia, ma non mancano nuovi progetti come quello di aprire un corridoio umanitario in Etiopia e Somalia. Il servizio di Adriana Masotti:

E’ ai minori migranti che Papa Francesco dedica il messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato di quest’anno. Ma perché quest’attenzione proprio ai più piccoli. Mons. Nunzio Galantino descrive la loro situazione:

"Loro sono i più indifesi, ci vuole poco a capirlo: sono i più indifesi, sono coloro i quali sono veramente esposti al massimo del ludibrio, al massimo delle strumentalizzazioni. Il Papa ha fatto un elenco delle varie forme di strumentalizzazioni dei bambini e le conosciamo tutte, queste: espianto di organi, bambini-soldato, strumentalizzazione sessuale, asservimento anche per il lavoro … ma come si fa a rimanere così indifferenti, rispetto a questo?”

Il fenomeno migratorio non è un’emergenza, non è un fatto transitorio: la Chiesa e lo Stato, ciascuno per la propria parte, non possono fare a meno di confrontarsi con questa realtà. Forte il richiamo del segretario generale della Cei a non semplificare il problema, ma a lavorare insieme per una sua migliore gestione. A partire dalla legalità, mons. Galanino sostiene:

"Legalità, come progetto politico, significa questo, cioè che un governo proprio perché è consapevole della gravità del fenomeno e quindi della necessità di risolverlo senza sbilanciarsi da una parte o dall’altra, ma tenendo presente il rispetto del bisogno di chi arriva e quindi la fatica di vivere di queste persone, la possibilità di costruirsi una vita, ma tenendo presente anche la sicurezza delle comunità che accolgono. Questo lo si fa attraverso leggi, questo lo si fa attraverso una presenza sul territorio, questo lo si fa non permettendo a chi vuole speculare sul tema dell’immigrazione di dire frasi in libertà o di inquinare l’etere di stupidaggini. La posizione che oggi ho espresso è la posizione che da sempre ha espresso la Chiesa, cioè un rispetto per le persone che vivono questa condizione in un contesto che sia un contesto comunque di legalità, e poi anche di accoglienza e di generosità mostrata da parte di tutti. Evidentemente, ognuno con il suo livello: il governo deve fare la sua parte, la Chiesa deve fare la sua parte. Siamo tutti nella stessa barca – è il caso di dirlo …

Si, dunque, da parte della Chiesa italiana allo sblocco di leggi che allarghino la cittadinanza ai minori migranti, tutelino i non accompagnati, favoriscano la loro accoglienza in contesti famigliari e estendano le misure di protezione umanitaria. Due i no: alla chiusura di ogni via legale all’ingresso in Italia e al commercio delle armi. Poi un no condizionato sui Cie, i Centri di identificazione ed espulsione. Alla domanda che cosa potrebbe cambiare questa posizione, il segretario generale della Cei risponde così’:

"Deve succedere che questi Centri non siano forme larvate o mascherate di detenzione per queste persone, perché se c’è gente che ha commesso reati, c’è un posto per loro ed è il carcere; e dal carcere possono essere – con accorgimenti che il governo saprà mettere in atto – rimandati dove devono essere rimandati. Ma trasformare qualsiasi posto in un posto dal quale poi senza tutele giuridiche, senza attenzioni serie di vero rispetto per le persone, vengano ammassate le persone, questo, no. Noi ci auguriamo veramente che le promesse fatte, le indicazioni date dal governo diventino realtà".

Da mons. Galantino l’annuncio poi dell’apertura, grazie ai fondi dell’8 per mille alla Chiesa italiana, di un nuovo canale umanitario per aiutare chi vuol uscire da Etiopia, Eritrea e Somalia e spesso muore lungo il cammino:

"Sapete benissimo come lì ci sono situazioni – purtroppo anche dal punto di vista della comunicazione – rimaste ai margini; ma sono situazioni veramente drammatiche perché lì ci sono elementi terribili che confluiscono per spingere queste persone a uscire. E molte di queste non riescono a uscire perché muoiono di fame lì sul posto…"

C’è chi dice però che per fermare le stragi che avvengono nel Mediterraneo bisogna impedire le partenze, e l’Italia sta lavorando per un accordo con la Libia. Oppure – si dice – bisogna aiutare queste persone lì dove vivono. Il commento di mons. Galantino:

“Ma, secondo me sono tutti elementi; l’importante è non perdere il senso della complessità di questi eventi. Sono tutte realtà o atteggiamenti o soluzioni che possono aiutare sicuramente a, non dico ridimensionare, ma comunque a governare questo fenomeno delle immigrazioni. Il discorso dei respingimenti in mare, sono delle banalità che tutti sanno: la legge del mare non permette a una persona che abbia la consapevolezza e un minimo di umanità di lasciar morire affogate le persone: lo sanno tutti. Allora, chi le dice, queste cose, non sa di cosa sta parlando o meglio, sa bene che sta parlando di realtà che non esistono, che non si possono mettere in atto."

 

 








All the contents on this site are copyrighted ©.