2017-01-08 10:51:00

Francesco: i miei viaggi per incoraggiare i semi di speranza


Esce nelle librerie martedì 10 gennaio il libro “In Viaggio” di Andrea Tornielli, edito da Piemme. Il volume racconta i viaggi internazionali di Papa Francesco con retroscena ed episodi inediti. Il libro si apre con un lungo colloquio del vaticanista de “La Stampa” con Francesco sui suoi viaggi. Una sintesi di questa intervista di Tornielli al Papa, nel servizio di Alessandro Gisotti:

“Sinceramente, non mi è mai piaciuto molto viaggiare”. Jorge Mario Bergoglio risponde così, con la sincerità che gli è propria, alla domanda di Andrea Tornielli sui viaggi apostolici. “Mi è sempre pesato – precisa il Papa – stare lontano dalla mia diocesi, che per noi vescovi è la nostra sposa”. Racconta così del suo primo viaggio da Papa a Lampedusa, una visita non programmata. “Ho sentito che dovevo andare – sottolinea – mi avevano toccato e commosso le notizie sui migranti morti in mare”, “era importante andare là”.

Nei miei viaggi per incoraggiare i semi di speranza
Confida così che, dopo la Gmg di Rio de Janeiro, che era un viaggio programmato prima della sua elezione, ha risposto “semplicemente sì” ai successivi inviti, si è lasciato “portare”. Ora, riprende, “sento che devo fare i viaggi, andare a visitare le Chiese, incoraggiare i semi di speranza che ci sono”. I viaggi, confida, “sono pesanti, ma diciamo che per il momento me la cavo”. Forse, rileva, “mi pesano dal punto di vista psicologico più ancora che dal punto di vista fisico”. Tuttavia, soggiunge, c’è una “ricchezza inimmaginabile” nei viaggi, “volti, testimonianze, immagini, esperienze”. Una ricchezza “che mi fa sempre dire: ne è valsa la pena”.

Quando viaggiano, i Pontefici portano Gesù a chi soffre
Il Papa parla anche dell’entusiasmo della gente durante i suoi viaggi. E ricordando Paolo VI commenta che “il Papa deve aver coscienza del fatto che lui porta Gesù, testimonia Gesù e la sua vicinanza, prossimità e tenerezza a tutte le creature, in modo speciale quelle che soffrono”. Francesco rammenta dunque alcuni momenti indelebili dei suoi viaggi, dall’“entusiasmo dei giovani a Rio de Janeiro, che mi tiravano di tutto nella papamobile” all’accoglienza nelle Filippine in particolare a Tacloban, sotto una pioggia torrenziale.

Porto le persone che incontro nel mio cuore, prego sempre per loro
Tornielli chiede come il Papa ricordi le persone incontrate. “Le porto nel mio cuore – risponde Francesco – prego per loro, prego per le situazioni dolorose e difficili con le quali sono venuto in contatto. Prego perché si riducano le diseguaglianze che ho visto”. Il Papa ribadisce che in Europa ha preferito visitare Paesi che “sono o che sono stati in gravi difficoltà”. Questo, aggiunge, “non significa non avere attenzione per l’Europa che incoraggio come posso a riscoprire e a mettere in pratica le sue radici più autentiche, i suoi valori”. Il Papa si dice convinto che “non saranno le burocrazie o gli strumenti dell’alta finanza a salvarci dalla crisi attuale e a risolvere il problema dell’immigrazione, che per i Paesi dell’Europa è la maggiore emergenza dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale”.

Capisco le esigenze della sicurezza, ma non accetto barriere tra me e la gente
Francesco risponde infine sul tema della sicurezza nei suoi viaggi apostolici. “Io – evidenzia – sono grato ai gendarmi e alle guardie svizzere per essersi adattati al mio stile”, “non riesco a muovermi nelle macchine blindate o nella papamobile con i vetri antiproiettile chiusi”. “Un vescovo – sottolinea – è un pastore, un padre, non ci possono essere troppe barriere tra lui e la gente”. “Bisogna fidarsi e affidarsi – aggiunge – sono consapevole dei rischi”, ma “non ho timori per la mia persona”. C’è sempre, conclude, “il pericolo di un gesto inconsulto da parte di qualche pazzo. Ma c’è sempre il Signore”.








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