2017-01-07 13:20:00

Bagnasco: scegliere l'ora di religione, simbolo del pensare


“Invito a scegliere l’ora di religione con convinzione e fiducia, affinché i valori universali che essa illustra possano diventare simbolo del pensare e del vivere”. E’ questo l’appello che il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, ha rivolto ai genitori della sua diocesi in procinto di iscrivere i propri figli a scuola, in occasione di una giornata diocesana di sensibilizzazione che si svolge questa domenica 8 gennaio. Nei prossimi giorni è prevista anche la pubblicazione di un messaggio dei vescovi italiani rivolto a tutte le famiglie. Federico Piana ne ha parlato con don Daniele Saottini, responsabile del Servizio nazionale per l’insegnamento della religione cattolica della Cei:

R. – Questa disciplina scolastica è una disciplina che si rivolge a tutti i ragazzi, a tutti gli alunni, a tutti gli adolescenti, perché loro possano conoscere le esperienze, la storia, la cultura, la vita del nostro Paese che è caratterizzata – volente o nolente – da una forte presenza del messaggio dell’azione della vita della Chiesa cattolica. Quindi è importante questo tipo di conoscenza, certamente fatto attraverso le modalità scolastiche – la legge prevede che sia entro le finalità della scuola, quindi non ha nessuna connotazione proselitistica, per usare un termine, ma si pone come disciplina scolastica rivolta a tutti gli studenti. Nelle prossime settimane ci saranno appunto le iscrizioni: i genitori dovranno iscrivere i propri figli al prossimo anno scolastico, e quindi ritornerà come argomento di stringente attualità.

D. – Se lei dovesse dare tre motivazioni ai genitori, affinché scelgano l’ora di religione cattolica, che motivazioni darebbe?

R. – La prima, l’idea che è una proposta adeguata alle problematiche, alle questioni, alle difficoltà, forse anche alle sfide che la società di oggi ci pone; di fronte, anche, ai temi più grandi e stringenti, come possono esserlo quello del terrorismo, dell’accoglienza – i giornali in questi giorni ne stanno parlando – rientra come una modalità particolare quella di andare a scoprire valori forti che permettano un incontro e un dialogo. Una seconda caratteristica: la qualità di questo insegnamento. Uno dei dati che in questi anni è stato spesso ripetuto è che è una materia quasi inutile: è chiaro che è una materia particolare; non ha voti, non fa media… quindi una materia scolastica nella quale le verifiche sono poco significative, non incentiva a studiarla! Ma l’obiettivo non è quello di sapere a memoria: l’obiettivo è quello di aiutare i ragazzi a vivere delle esperienze molto belle dal punto di vista scolastico, chiaramente, e non ricreativo. Questo lo dimostra il fatto che anche oggi – l’ultimo dato è dell’anno scorso – quasi il 90% degli alunni italiani scelgono ancora l’insegnamento della religione cattolica. E’ chiaro che questa è una media, rispetto ai ragazzi piccoli, più giovani, che magari la scelgono in maniera abbondante, e magari una certa crisi nelle superiori, dove gli avvalentesi – soprattutto nelle grandi città del Nord – sono minori; però, se si guarda il panorama generale, il dato è assolutamente significativo. Dal prossimo anno scolastico, tutti i nuovi insegnanti di religione avranno un titolo accademico specialistico: quindi si cura tantissimo la formazione degli insegnanti, tanti dei quali sono insegnanti di ruolo che insegnano nella scuola italiana da anni, alcuni da decenni, e che sanno costruire ottimi rapporti con gli alunni. Quindi, io penso che queste tre motivazioni – l’attualità della proposta, la qualità della disciplina in sé, bene accolta dagli alunni, e la qualità degli insegnanti, sono motivazioni che, secondo me, possono e devono spingere i genitori ad accogliere questa proposta molto bella.








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