2017-01-07 15:29:00

Allarme per l'Antartico: distacco di un immenso iceberg


Nuovo allarme per l’Antartico: un gruppo di studiosi dell'università britannica di Swansea ha lanciato l’allarme per il distacco di un immenso iceberg da una delle piattaforme più grandi della calotta glaciale. Un fenomeno osservato da tempo, che secondo gli scienziati avrà il suo epilogo finale nell’arco di pochi mesi e che potrebbe rivoluzionare l’ambiente circostante. Il servizio di Paola Simonetti:

L’allarme era stato lanciato già anni fa, ma ora il distacco di un icerberg di 5000 chilometri quadrati è cosa concreta. Si tratta di una montagna di ghiaccio grande come l’isola caraibica di Trinidad che si sta separando dalla piattaforma Larsen C, la più grande della calotta antartica, che ha visto già nel ’95 e nel 2002 altri distacchi di grandi masse di ghiaccio. A renderlo noto un gruppo di scienziati dell'università britannica di Swansea, che sottolinea come la frattura lunga 80 km, abbia avuto una straordinaria accelerazione nel corso di dicembre e come al distacco finale manchi un "filo" di appena 20 km. Un campanello d’allarme molto serio come evidenza del riscaldamento globale, in una zona che si era difesa bene finora dagli attacchi dei cambiamenti climatici, rispetto all’Artide, come spiega Guido Di Donfrancesco, responsabile per la protezione ambientale dell’Unità tecnica Antartide dell’Enea:

R. – Innanzitutto, un iceberg di queste dimensioni è un campanello d’allarme. Questi sono tutti campanelli d’allarme che sostanzialmente l’Antartide, la penisola antartica, soprattutto nella sua parte che si posiziona sotto l’America Latina ci sta dando ormai da decenni. E’ una zona che sta subendo, più che il resto dell’Antartide, un riscaldamento legato, secondo molti degli scienziati, a questo riscaldamento globale che sta avvenendo sul pianeta ormai da un trentennio abbondante. Questo è un grosso campanello d’allarme perché sono 5 mila chilometri quadrati, quindi è una massa veramente imponente di ghiaccio che si sta staccando dalla penisola. Ora, conseguenze dirette sue sul clima, possono essere verosimilmente legate a un aumento anche se minimo dei livelli del mare. Certo, non parliamo dei 70 metri di cui si potrebbe parlare se si sciogliesse tutto il ghiaccio dell’Antartide: quindi parliamo comunque di entità minime nell’ordine dei millimetri. Però sono comunque quantità che possono – essendo acqua che va in giro al di fuori di dove è stata prodotta – dare un contributo a cambiare magari delle correnti che invece in Antartide hanno un ruolo importanti, perché sono correnti marine che girano intorno al continente. In realtà, la cosa più importante è che è un campanello d’allarme su qualcosa che sta avvenendo, perché questi grossi blocchi di ghiaccio di queste dimensioni si staccano sostanzialmente perché sta aumentando sia la temperatura dell’acqua sottostante sia la temperatura dell’aria sovrastante.

D. – Invece, le ripercussioni sulla fauna locale?

R. – In realtà, quello che sta succedendo in Antartide è in minima parte quello che invece è avvenuto già ormai in Artide, dove veramente sta avvenendo un dramma di proporzioni inaudite, perché si sta assottigliando e sciogliendo gran parte di quello che era il ghiaccio marino esistente. Quindi l’Artide sta piano piano andando verso una scomparsa; invece, l’Antartide comunque regge. La penisola antartica è la parte più fragile da questo punto di vista perché è quella che soffre in maniera più evidente il riscaldamento; addirittura, dall’altra parte l’Antartide sta mostrando un non evidente ma "quasi raffreddamento", aumentando addirittura l’estensione dei ghiacci marini durante la notte polare. Quindi non sta arrivando a essere drammatica come è avvenuto un Artide negli ultimi decenni, ma dove appunto la popolazione degli orsi bianchi sta subendo l’attacco di questo cambiamento climatico; però sostanzialmente – ripeto – è un campanello d’allarme per l’uomo e per l’intero pianeta su quello che sta avvenendo globalmente. L’Antartide è una zona che si protegge bene da sé, è circondata da una corrente marina molto forte, è circondata da una corrente atmosferica circolare molto robusta attorno alla zona, che difende parecchio da inquinanti e da cambiamenti di qualunque tipo. Quindi, quello che avviene in Antartide è il posto dove avviene per ultimo, perciò se sta avvenendo in Antartide vuol dire che c’è qualcosa di evidente che sta andando in atto su tutto il pianeta e che è arrivato fino in Antartide.

D. – Per il distacco finale di questo grande iceberg, gli studiosi britannici che hanno lanciato l’allarme parlano addirittura di pochi mesi: lei che ne pensa?

R. – Quello che ha sconvolto un po’ gli scienziati e che appunto ha fatto uscire questa notizia un po’ allarmata, è che c’è stata una brusca accelerazione della crepa che si vedeva ormai da anni in questo blocco che probabilmente entro uno o due mesi si distaccherà, perché sono rimasti una ventina di chilometri che lo tengono. La crepa ha improvvisamente accelerato la velocità di estensione negli ultimi mesi, quindi veramente parliamo di fenomeni che si pensava si potessero realizzare nell’arco di anni, e invece si stanno realizzando – alla fine – nell’arco di mesi. Quindi, l’allarme è anche sulla velocità con cui sta avvenendo questa separazione, che era non prevista.








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