2017-01-06 12:00:00

Epifania. Papa: credenti come Magi spinti dalla nostalgia di Dio non dal culto di sè


I Magi mossi dalla “nostalgia di Dio” contrapposti ad Erode, chiuso nel culto di sé e della “vittoria a tutti i costi”. Intorno a queste due immagini il Papa ha svolto l’omelia della Messa da lui presieduta questa mattina nella Basilica di San Pietro per la solennità dell’Epifania del Signore. Francesco ha sottolineato quanto il cammino più difficile che i Magi fecero è stato scoprire che il Dio da adorare non schiavizza nè umilia, ma perdona e guarisce. Occorre però avere un cuore aperto e non anestetizzato come quello di Erode. Il servizio di Gabriella Ceraso:

Come è lontana per alcuni Gerusalemme da Betlemme, come è lontano Erode che dorme dai Magi che sono in cammino. L’ampia riflessione del Papa accompagnata nella splendida Basilica Vaticana dal coro della Cappella Sistina, muove da due azioni dei Magi che risaltano nel Vangelo di Matteo: “vedere e adorare”.

I Magi vedono la stella perché in cammino spinti dalla nostalgia di Dio
I “magi non si misero in cammino perché avevano visto la stella”, spiega Francesco, riprendendo S. Giovanni Crisostomo; essa infatti “non brillava in modo esclusivo né loro avevano un Dna speciale per scoprirla”, ma “videro la stella perché si erano messi in cammino”, cioè avevano il “cuore aperto all’orizzonte:

“Poterono vedere quello che il cielo mostrava perché c’era in loro un desiderio che li spingeva: erano aperti a una novità. I magi, in tal modo, esprimono il ritratto dell’uomo credente, dell’uomo che ha nostalgia di Dio; di chi sente la mancanza della propria casa, la patria celeste. Riflettono l’immagine di tutti gli uomini che nella loro vita non si sono lasciati anestetizzare il cuore”.

La nostalgia di Dio contro il determinismo e i profeti di sventura
La “santa nostalgia di Dio”, spiega Francesco, è quella che“ci permette di tenere gli occhi aperti davanti ai tentativi di ridurre e di impoverire la vita”, è“ la memoria credente che si ribella di fronte a tanti profeti di sventura” ed ha animato diverse figure evangeliche che il Papa cita. Ha spinto tutti i giorni Simeone al Tempio, nella certezza che avrebbe tenuto in braccio il Salvatore prima di morire, ha ricondotto il figlio prodigo dal padre, ha spinto il pastore a lasciare le novantanove pecore per cercare quella smarrita. Ed è la” santa nostalgia di Dio” che Maria Maddalena sperimenta “la mattina di Pasqua per andare di corsa al sepolcro a cercare il Maestro risorto”:

“La nostalgia di Dio ci tira fuori dai nostri recinti deterministici, quelli che ci inducono a pensare che nulla può cambiare. La nostalgia di Dio è l’atteggiamento che rompe i noiosi conformismi e spinge ad impegnarci per quel cambiamento a cui aneliamo e di cui abbiamo bisogno. La nostalgia di Dio ha le sue radici nel passato ma non si ferma lì: va in cerca del futuro”.

Il credente alla ricerca Dio nei luoghi più reconditi
Il credente “nostalgioso”, continua il Papa, “spinto dalla sua fede, va in cerca di Dio, come i Magi, nei luoghi più reconditi della storia, perché sa in cuor suo che là lo aspetta il Signore”:

“Va in periferia, in frontiera, nei luoghi non evangelizzati, per potersi incontrare col suo Signore; e non lo fa affatto con un atteggiamento di superiorità, lo fa come un mendicante che non può ignorare gli occhi di colui per il quale la Buona Notizia è ancora un terreno da esplorare”.

Erode non cerca Dio ma dorme immerso nel culto di sè
Contrapposto a questo atteggiamento di ricerca, spiega Francesco, c’è quello di chi, come Erode, mentre i magi camminavano a poca distanza da Betlemme, dormiva,“sotto l’anestesia di una coscienza cauterizzata, e rimase sconcertato, ebbe paura”:

“E’ lo sconcerto che, davanti alla novità che rivoluziona la storia, si chiude in sé stesso, nei suoi risultati, nelle sue conoscenze, nei suoi successi. Lo sconcerto di chi sta seduto sulla ricchezza senza riuscire a vedere oltre. Uno sconcerto che nasce nel cuore di chi vuole controllare tutto e tutti. E’ lo sconcerto di chi è immerso nella cultura del vincere a tutti i costi; in quella cultura dove c’è spazio solo per i “vincitori” e a qualunque prezzo”.

Uno sconcerto dunque che nasce dalla paura “davanti a ciò che ci interroga e mette a rischio le nostre sicurezze, i nostri modi di attaccarci al mondo e alla vita”. Lo provò Erode, che per questo “andò a cercare sicurezza nel crimine”, nell'uccisione di tanti bambini.

Dioè voluto nascere dove non lo aspettavamo
L’altra azione dei Magi che risalta nel Vangelo, è “adorare”. Essi giunsero dall’Oriente, fa notare Francesco, in un Palazzo, cioè nel “luogo più idoneo” per un Re, “segno di potere, di successo, di vita riuscita”, gli “idoli a cui rendiamo culto”, ma che promettono “solo tristezza e schiavitù”. Fu proprio lì, in quel Palazzo - è la forte sottolineatura del Papa - che per i Magi ”cominciò il cammino più lungo”, “l’audacia più difficile”: scoprire che ciò che “cercavano non era nel Palazzo ma si trovava in un altro luogo, non solo geografico ma esistenziale”; scoprire “un Dio che vuole essere amato solo nel segno della libertà e non della tirannia”.

“Scoprire che lo sguardo di questo Re sconosciuto – ma desiderato – non umilia, non schiavizza, non imprigiona. Scoprire che lo sguardo di Dio rialza, perdona, guarisce. Scoprire che Dio ha voluto nascere là dove non lo aspettavamo, dove forse non lo vogliamo. O dove tante volte lo neghiamo. Scoprire che nello sguardo di Dio c’è posto per gli ultimi, feriti, gli affaticati, i maltrattati e gli abbandonati: che la sua forza e il suo potere si chiama misericordia. Com’è lontana, per alcuni, Gerusalemme da Betlemme!”

Il culto di sé stessi impedisce di aprirsi a Dio
Dunque Erode, è la conclusione di Francesco,“non può adorare perché non ha voluto né potuto cambiare il suo sguardo” ,”non ha voluto smettere di rendere culto a sé stesso“ e come lui i sacerdoti non potevano adorare perché pur conoscendo le profezie, non erano ”disposti né a camminare né a cambiare”. Ad entrambi ancora una volta si contrappongono i Magi:

“Erano abituati, assuefatti e stanchi degli Erode del loro tempo. Ma lì, a Betlemme, c’era una promessa di novità, una promessa di gratuità. Lì stava accadendo qualcosa di nuovo. I magi poterono adorare perché ebbero il coraggio di camminare e prostrandosi davanti al piccolo, prostrandosi davanti al povero, prostrandosi davanti all’indifeso, prostrandosi davanti all’insolito e sconosciuto Bambino di Betlemme, lì scoprirono la Gloria di Dio”.








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