In Iraq si assiste a “una rivolta della base contro il terrorismo, contro le violenze”, accompagnata da un rinnovato impegno alla “difesa della vita, della pace, della gioia”; in questo modo “è possibile sconfiggere quanti cercano la morte, la distruzione, l’emigrazione”. È quanto racconta all'agenzia AsiaNews il patriarca caldeo mar Louis Raphael Sako, descrivendo il clima di festa che si è respirato in questi giorni nel Paese, nonostante episodi di violenze. Fra i molti eventi che hanno caratterizzato questi giorni di festa, il primate caldeo cita tre esempi: gli alberi di Natale sparsi per diversi quartieri di Baghdad; la visita di un gruppo di giovani musulmani sciiti di Najaf che ha partecipato a una Messa nella capitale; i festeggiamenti per il capodanno a Bassora e l’invito delle autorità locali ai cristiani, che chiedono “di tornare nelle loro case”.
Quasi un milione di persone si sono riversate per le strade di Baghdad
“La notte di Capodanno - racconta Mar Sako - sono uscito per andare in una piazza
del quartiere di Mansour, a Baghdad. Abbiamo festeggiato con moltissime persone, quasi
un milione di persone si sono riversate per le strade”. “Abbiamo parlato con loro,
ci siamo scambiati gli auguri; sono piccoli gesti- aggiunge - ma che servono a respingere
l’ideologia del terrore di Daesh” (acronimo arabo del sedicente Stato Islamico) che
anche in questi giorni ha colpito con attacchi bomba nella capitale.
Il 2017 in Iraq sarà un anno diverso, forse di maggiore coesione e unità
Il “cambiamento” è visibile, prosegue il patriarca caldeo, “soprattutto a Baghdad,
disseminata di alberi di Natale. E poi le molte lettere di auguri da parte di autorità
religiose, politiche, ma anche di attivisti civili musulmani e molta gente semplice”.
“Penso che il 2017 - sottolinea - sarà un anno diverso, forse non di pace totale ma
certo di maggiore coesione, unità. Questa è la mia preghiera, ma è anche il sentimento
comune della maggioranza dei cittadini”.
La autorità di Bassona hanno chiesto ai cristiani di tornare nelle proprie
case
In questi giorni le autorità politiche, religiose e istituzionali di Bassora hanno
lanciato un appello ai cristiani, chiedendo a quanti sono emigrati di tornare nelle
loro case. Nella città del sud dell’Iraq si è anche festeggiato per la prima volta
il Capodanno, a dimostrazione di un clima di maggiore “coesione” fra le diverse anime
che compongono la realtà locale e tutto il Paese. Le forze di polizia di Bassora hanno
vigilato perché le celebrazioni e i festeggiamenti si svolgessero in tutta sicurezza;
il Consiglio provinciale si è inoltre impegnato alla manutenzione e alla ristrutturazione
delle chiese.
La visita di un gruppo di giovani musulmani sciiti che hanno partecipato
a una Messa nella chiesa di San Giorgio
“Il governatore e il presidente del Consiglio municipale - racconta ancora mar Sako
- sono andati a visitare il vescovo in queste giornate di festa. Un politico cristiano
locale ha diffuso una lettera per il nuovo anno contro la guerra. Noi cristiani abbiamo
molto da fare per la comunità locale; io ho chiesto alle autorità locali di mostrare
la loro vicinanza alla comunità cristiana, e questi appelli e queste iniziative (fra
Natale e Capodanno) sono una prima risposta”. L’episodio più significativo di questi
giorni, secondo mar Sako, è la visita di un gruppo di giovani musulmani, ragazzi e
ragazze, originari di Najaf, musulmani sciiti, che hanno partecipato a una Messa nella
chiesa di San Giorgio. A seguire, il gruppo ha pranzato col patriarca e i vertici
della Chiesa caldea scambiando racconti ed esperienze personali e comunitarie. “Hanno
preso parte alla funzione religiosa - ricorda il primate caldeo - e poi abbiamo posato
per alcune fotografie con una bandiera dell’Iraq e scritte per la pace. I giovani
sono rimasti molto colpiti dai canti e dalle preghiere”.
I giovani musulmani invitati a combattere l’ignoranza che c’è in molti
casi del cristianesimo
“Ho spiegato loro - continua mar Sako - la nostra fede, l’unico Dio, il concetto
di Trinità. Ho illustrato le basi della nostra fede, la discendenza comune da Abramo,
la figura di Gesù. Li ho invitati a combattere l’ignoranza che c’è in molti casi del
cristianesimo, non siamo infedeli. Ad accompagnarli c’erano anche i cronisti di due
canali televisivi, ai quali ho chiesto di diffondere la nostra cultura, spiegarla
agli spettatori, perché ci sono molte più cose che ci uniscono rispetto a quante ci
dividano”. “Ancora più significativo - prosegue il patriarca caldeo - è che questa
visita di giovani musulmani sciiti di Najaf è nata su loro iniziativa. Hanno visto
sui media alcuni servizi dedicati alla nostra comunità e hanno voluto incontrarci,
creando un legame personale e diretto con noi che spero possa proseguire anche in
futuro. Ecco, da questo si vede anche l’importanza che hanno giornali e tv nel fornire
occasioni di incontro e di confronto. Per questo, quest’anno, ho chiesto a sacerdoti
e vescovi di pensare a messaggi e omelie di Natale che potessero valere per tutti”.
Dai giovani ai leader di governo è necessario adoperarsi per il dialogo,
l’unità e il futuro dell'Iraq
Ai giovani di Najaf, al temine della Messa, si sono uniti anche un gruppo di ragazzi
musulmani di Baghdad, che “hanno voluto portarci dei fiori” e festeggiare con noi
“l’inizio del nuovo anno”. È tempo che i musulmani “si muovano e mostrino il lato
positivo della loro fede” e che i politici operino “per rimuovere gli ostacoli e pensare
al bene comune”. “Dai giovani ai leader di governo - conclude mar Sako - è necessario
adoperarsi per il dialogo, l’unità e il futuro del Paese”. (D.S.)
All the contents on this site are copyrighted ©. |