2016-12-31 11:05:00

Al Teatro dell’Opera di Roma il “Pipistrello”, celebre balletto di Roland Petit


Si chiude questa sera l’anno e si festeggia l’arrivo del nuovo al Teatro dell’Opera di Roma con l’allegria del “Pipistrello”, il celebre balletto che Roland Petit ha tratto dall’omonima, spumeggiante operetta di Strauss. Mentre l’Accademia di Santa Cecilia ha in programma dal 5 gennaio “Una notte a Vienna - Concerto per il Nuovo Anno”, eseguendo il secondo atto del capolavoro straussiano, diretto da Gustavo Gimeno, con tante sorprese musicali. Il servizio di Luca Pellegrini:

Il sapore viennese della festa lambisce Roma con una spruzzata di allegria: è il clima ideale per festeggiare la fine di un anno terribile e difficile, e aspettare il nuovo. Non per dimenticare gli orrori che ci circondano e ci hanno segnato, ma per respirare una boccata d'aria buona e pensare che le cose belle ci sono: basta cercarle, volerle, difenderle. Così al Teatro dell'Opera approda questa sera, con un brindisi finale per tutto il pubblico, uno dei balletti più famosi di Roland Petit: "Il Pipistrello", protagonisti Maria Yakovleva e Friedmann Vogel, la coreografia ripresa da Luigi Bonino, collaboratore storico di Petit. Lo spettacolo è nato nel 1979 per la moglie del coreografo francese, Zizi Jeanmaire, come un atto d'amore nei suoi confronti e verso quelli di un'operetta tra le più eseguite del mondo, quella appunto di Johann Strauss jr., scritta in soli 43 giorni, facendo nascere un capolavoro. La Vienna delle feste e delle passioni, degli intrighi e dell'aristocrazia per rappresentare, con la sensibilità dell'arte, una società imprigionata in convenzioni e perbenismo, fragile e pronta ad essere scossa nelle sue fondamenta. Oggi diremmo il tramonto di una civiltà. Ma riletto con quella leggerezza musicale che ritroviamo fin dalle prime note della celeberrima Ouverture, che spalanca da subito ampie vetrate su un universo languido ed elegante; poi, con le sue grandi frasi, ci dà un anticipo del turbinio fastoso e della follia, quelle che verranno da lì a poco. Anche nel mondo. Non per nulla Fedele D'Amico chiamava Il Pipistrello "una universale catarsi danzante": un turbine indissolubile, forse una dissoluzione, ma nella dimensione dell'allegrezza, con levità e divertimento. Dalle punte dei ballerini all'Opera ai violini e alle voci dell'Accademia di Santa Cecilia: passato il Capodanno, dal 5 gennaio il direttore spagnolo Gustavo Gimeno dirigerà il secondo atto dell'operetta straussiana, senza dialoghi parlati, ma con molte sorprese musicali, che tradizionalmente sono inserite nella festa scatenata al palazzo del misterioso principe Orlofsky, come si addice a questo tempo di feste e regali, e come è d'uso quando "Il Pipistrello" si porta in scena. Le scene all'Auditorium romano non ci saranno, ma bastano le melodie e i ritmi delle danze a creare i sogni. Petit aveva spostato l'azione nella Parigi della Belle Epoque, fondendo la tecnica classica accademica con le movenze del musical-hall. Si respirava la stessa aria di Vienna. "Il mio è il sogno di un valzer allo champagne", dichiarava. Sulle note suadenti, un brindisi con bollicine per regalare a tutti un sorriso e un po' di felicità.








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