2016-12-27 13:47:00

Siria: i curdi avanzano a Raqqa, l'Is uccide 30 civili ad al Bab


È durata soltanto un giorno, quello di Natale, la tregua in Siria, dove le forze curde continuano ad avanzare verso Raqqa e le forze siriane sostenute dagli Usa sono arrivate, secondo l’Ondus, alla località di Tal Saman, mentre ad al Bab l’esercito turco riferisce che 30 persone sono rimaste uccise in un attentato dell'Isis. Francesco Gnagni ha cercato di fare il punto della situazione con Pietro Batacchi, direttore della Rivista Italiana Difesa: 

R. – I fronti principali in questo momento sono sostanzialmente due: quello a sud di Aleppo, in cui sembra che le forze lealiste si stiano accingendo a lanciare un'offensiva per mettere in sicurezza le recenti conquiste nella città di Aleppo; il secondo fronte è quello del nord del Paese, in cui le forze turche stanno tentando di riprendere la cittadina di al-Bab dallo Stato Islamico. La Turchia è pesantemente impegnata - anche con proprio personale e propri mezzi  - per riprendere la città, però sul terreno la situazione vede ancora l’Is in controllo della quasi totalità della città. Bisognerà vedere cosa accadrà nei prossimi giorni e se su al-Bab l’accordo, che sembra esserci stato ormai tra il Presidente Putin e il Presidente Erdogan, terrà e consentirà in qualche misura anche alla Turchia di raggiungere i suoi obiettivi in Siria.

D. – Come cambia, quindi, lo scenario in seguito prima al Vertice di Mosca e alla presa di Aleppo Est, e poi alla luce della Conferenza di pace che si terrà a breve in Kazakistan, ad Astana, sempre tra Russia, Turchia e Iran, che si presenteranno come garanti per il cessate-il-fuoco?

R. – In realtà lo scenario siriano è profondamente cambiato negli ultimi mesi e nell’ultimo anno con l’intervento russo. E questo, di fatto, ha portato al conseguimento di due obiettivi: il primo è il rafforzamento del Presidente Assad, che un anno e mezzo fa era sostanzialmente sull’orlo del baratro; il secondo obiettivo, che è stato raggiunto dall’intervento russo, è stato quello di chiarire la posizione turca nel conflitto e arrivare poi – come è accaduto lo scorso agosto - all’accordo tra Presidente Erdogan e il Presidente Putin, che hanno posto termine a mesi di conflitti e dissidi. Questo che cosa significa? Significa che adesso i due giocatori principali sullo scenario siriano sono la Russia e la Turchia, in secondo ordine l’Iran. Ma questo significa anche un’altra cosa: le potenze europee e occidentali in generale sono completamente, ad oggi, fuori da ogni ipotesi di compromesso sulla Siria.

D. – Quale potrebbe essere il bilancio per questo 2016 che si sta concludendo? E cosa cambierà invece nel 2017, con l’insediamento di Trump alla Casa Bianca?

R. – Credo che il 2016 in Siria abbia segnato probabilmente un po’ l’anno di svolta, dopo anni di stallo, dopo anni di situazione sul terreno sostanzialmente congelata, il 2016 ha visto di fatto il recupero di terreno da parte del regime e ha segnato di fatto un elemento di svolta laddove il Presidente Assad è ormai tornato al centro della scena. Questo significa che nel 2017 si ripartirà da questa base, con delle prospettive anche diplomatiche per eventuali cessate-il-fuoco completamente diverse. Fino a due anni fa nessuno pensava di poter trattare con Assad, a cominciare dal Presidente Erdogan: oggi vediamo, invece, quale sia la posizione dello stesso Presidente Erdogan. Su tutto questo molto inciderà anche la posizione dell’amministrazione Trump, che credo che sulla questione siriana seguirà molto e sarà molto complementare a quella russa. La crisi siriana come l’avevamo conosciuta negli anni dell’amministrazione Obama oggi non c’è più e credo non la rivedremo più. 








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