2016-12-26 09:00:00

Natale: a Tolentino famiglia accoglie terremotati


Natale è sinonimo di solidarietà e rinnovamento dei legami sociali: lo sa bene la famiglia Paoloni che ha deciso, a seguito della tragedia del terremoto che ha colpito l’Italia centrale, di accogliere nella propria casa la famiglia di Roberta Valentino, vittima del dramma, diventando così 22 sotto lo stesso tetto. L’incontro, avvenuto attraverso l’associazione “Papa Giovanni XXIII” a Tolentino, ha permesso di mettere in comunione esperienze di vita, ma soprattutto, la condivisione dell’inquietudine derivante dal sisma. Ora la famiglia Valentino è stata accolta a Macerata dal vescovo Nazzareno Marconi, in attesa di ritornare a casa a Tolentino; nel frattempo si mettono in sicurezza chiese e palazzi per tornare gradualmente alla normalità. A raccontare questa esperienza Stefano Paoloni, nell’intervista di Sabrina Spagnoli:

R. – Questa cosa di vivere la famiglia è nata grazie alla nostra prima figlia Giada, che è nata con problemi neuronali, non riusciva a parlare, a fare nulla, e questo suo "non fare" mi ha fatto scoprire moltissimo di come può essere spesa la vita. Ci ha fatto incontrare il Signore e poi dopo attraverso questo cammino abbiamo conosciuto la comunità Papa Giovanni XXIII e abbiamo visto e sperimentato altre famiglie che accoglievano persone con difficoltà che però non erano chiaramente la loro famiglia. Stavamo vivendo quello che altre famiglie vivevano con altre persone non con legami di sangue. Quindi da lì è nata un po’ la nostra esperienza di casa famiglia: quindi accogliere in famiglia, oltre ai nostri figli, persone che il Signore ci mandava. E quando c’è stata questa necessità con Roberta Valentino, la cosa più ovvia che ci è venuta in mente è stata dire: “Intanto venite da noi, poi dopo vediamo quello che riusciamo a trovare", per riuscire a rispondere alle loro necessità. E’ stata una bella esperienza di fraternità per noi.

D. – Quest’anno per voi il Natale sarà sicuramente diverso: come lo trascorrerete? Che significato ha assunto per voi questa festività?

R. – Il Verbo che si è fatto carne, quindi l’Incarnazione. Per noi l’Incarnazione è proprio vivere Gesù nel nostro quotidiano, cercare di vivere Gesù nel nostro quotidiano, quindi sperimentarlo: è la quotidianità che tutti i giorni viviamo nel nostro piccolo con i nostri bambini, i nostri figli accolti e naturali. Credo che questo Natale sia molto più caloroso perché ho potuto sperimentare questa cosa che non pensavamo perché per noi l’accoglienza è normale: il condividere a pieno con quest’altra famiglia è una cosa eccezionale. Ci ha fatto allargare anche gli orizzonti.

D. – Com’è la situazione a Tolentino dopo la devastazione del terremoto? Come sta reagendo la cittadinanza?

R. – Piano piano sta riprendendo quella forza interiore che poi ognuno va ad attingere dove riesce, dove sente. Vediamo che sta ripartendo piano piano. I negozi hanno riaperto, le scuole hanno iniziato dopo tre settimane… Quindi è ricominciata un po’ di normalità. Tutto questo aiuta e c’è anche una maggiore apertura all’altro.

D. – In questo momento di festa, in cui si accende la speranza, cosa auspicate per la vostra famiglia e per le persone colpite dal sisma?

R. – Normalità: c’è questo bisogno di normalità. Quando una persona si alza la mattina, ha dormito bene, e quindi riesce ad affrontare bene la giornata… Spero che ci sia questo e forse si scoprirà anche la fede in questo Signore che è vicino a noi, è dentro di noi ed è qualcosa che ci può aiutare a vivere meglio.








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