2016-12-24 12:45:00

Perego (Cei): strumentalizza chi unisce migrazioni e terrorismo


"Non c'è alcuna esposizione, ma una sottolineatura per mettere al centro chi ha reso possibile tutto questo, rischiando la propria vita". Il capo della Polizia Franco Gabrielli interviene così sulla polemica dopo che il Governo ha reso pubblici i nomi dei due agenti che hanno bloccato e ucciso Anis Amri a Sesto San Giovanni. Intanto la Lega torna a chiedere più controlli alle frontiere e Beppe Grillo aggiunge che “l’Italia sta diventando un vivaio di terroristi”, quindi “tutti gli irregolari devono essere rimpatriati subito”. Alessandro Guarasci ha sentito il direttore della Fondazione Migrantes della Cei, mons. Giancarlo Perego:

R. – Ogni volta che capita un fatto che interessa un richiedente asilo o un rifugiato o comunque una persona immigrata, si ripropone sempre questa coniugazione terrorismo oppure delinquente uguale immigrato. Sappiamo, invece, come questa equazione sia assolutamente sbagliata, e i fatti lo dimostrano. Sono arrivate 180 mila persone, quest’anno, e sono persone che sono in fuga da situazioni drammatiche. E' chiaro che ci sono anche alcuni casi di radicalizzazione, ma partire dalla radicalizzazione per negare un diritto fondamentale, in democrazia, che è il diritto alla protezione umanitaria e diritto all’asilo, credo che sia un passo indietro grave.

D. – Ma lei teme che ci siano forze politiche che soffiano su questa paura dei terroristi?

R. – Purtroppo sempre, quando capita un fatto come quello di Berlino, c’è chi utilizza e strumentalizza anche questi fatti per ritornare a parlare di espulsioni, di selezione di un diritto di asilo nei confronti di alcune persone. Credo che occorra combattere assolutamente queste derive che sono assolutamente anti-democratiche, ma soprattutto non tutelano il dramma di chi oggi è in fuga da guerre che sono combattute anche per colpa nostra e grazie alle nostre armi.

D. – Se ci fossero corridoi umanitari certi, secondo lei non sarebbe più facile anche evitare che possibili terroristi arrivino nel Vecchio Continente?

R. – La partenza governata di persone sarebbe non solo uno schiaffo impressionante alla tratta degli esseri umani, che è di fatto una delle fonti più importanti del terrorismo jihadista, oggi; ma dall’altra sarebbe anche una maggiore sicurezza. Non dimentichiamo che abbiamo raggiunto quest’anno i 5.000 morti nel Mediterraneo. Per chi è in cammino sarebbe una maggiore sicurezza e ci sarebbe anche certamente un maggior controllo. Quindi credo che la risposta effettiva, di fronte anche al fatto che è successo recentemente ma soprattutto di fronte alle morti e alle violenze che stanno avvenendo per chi è in fuga da guerre, sia effettivamente un ingresso legale nel contesto europeo, secondo una distribuzione equa e soprattutto non caricando alcuni Paesi di questa responsabilità. E qui è chiaramente in gioco il cambiamento del regolamento di Dublino, che guardi soprattutto a vie legali di ingresso di cui i corridoi umanitari sono sicuramente tra gli strumenti importanti.








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